AL VIA LA 3° EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO “IMPRONTE D’AUTORE” PROMOSSO DALL’UNIVERSITA’ DELLA LIBERETA’ “NICOLA PERROTTI”

L’UNIVERSITÀ DELLA LIBEReTÀ «NICOLA PERROTTI» – Città di Penne– ETS, con sede sociale in Penne al Vico Catena n. 7, ha indetto la 3° edizione del Concorso Letterario “IMPRONTE D’AUTORE” con il patroncino del Comune di Penne e della Fondazione Pescarabruzzo.

Il Concorso, si propone di favorire la conoscenza di autori e personaggi di rilievo che con le loro opere e la loro vita, hanno contribuito significativamente, al progresso culturale, sociale e civile.

Per la 3ª Edizione, il titolo proposto per l’elaborato è “Nicola Perrotti, il Medico di Penne, il pioniere della Psicoanalisi in Italia che si batté per la libertà psicologica dalla sofferenza e per le libertà dalle disuguaglianze economiche e sociali”.

E’ possibile scaricare il regolamento al seguente link: http://www.uleperrottipenne.it/wp-content/uploads/2024/01/Impronte-dautore-2023-Regolamento-SITO.pdf

LA FIGURA DI NICOLA PERROTTI

Perrotti, Nicola (Penne, 1897-Roma, 1970)

La storia di Nicola Perrotti è la storia di un piccolo grande uomo, che ha contribuito a cambiare l’Italia in ambito medico, psicoanalitico e sociale, in modo umile, non tradendo mai i suoi ideali, le sue scelte di libertà, pagando con l’isolamento, la persecuzione,  in un periodo particolarmente buio della storia del mondo.

LA VITA

Perrotti nasce a Penne nel 1897, nello splendido Abruzzo, cui la psicoanalisi italiana deve la sua nascita, un paesino tra i monti che mai lasciò totalmente e a cui chiese di tornare alla fine della sua vita. Proviene da una famiglia facoltosa ma di idee socialiste e frequenta il partito già nel 1919. Si iscrive a medicina e parte per la prima guerra mondiale nella Compagnia della Sanità. Nel 1922, si laurea e inizia a leggere libri di psicoanalisi. Alla fine degli anni ’20, intraprende un’analisi con Edoardo Weiss, laureatosi a Vienna, analizzato da Federn e dal 1913 membro della Società Psicoanalitica Viennese e dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale. Nel 1924, Perrotti sposa Irma Merloni, compagna di una vita, figlia del deputato socialista condannato nel 1935 dal tribunale speciale. Avrà tre figli: Massimo, Paolo e Daisy. Sarà Paolo a raccogliere brillantemente la sua eredità di medico e psicoanalista, ma anche di uomo impegnato nel sociale. E anch’io sono qui grazie a lui.

Nel 1921, a soli ventitre anni, Perrotti diventa sindaco della città di Penne e nel 1922 aderisce al Psi, il partito di Turati e Matteotti, mentre nel 1924 viene candidato alle elezioni. Nel 1925, viene sottoposto a regime di sorveglianza e inserito nell’elenco dei sovversivi. Inizia ad essere perseguitato quando viene richiesto dai fascisti di mettere dei vessilli alla finestra come festeggiamento per lo scampato attentato a Mussolini. Le finestre della sua casa rimangono chiuse e viene arrestato. Nel 1926, durante una rappresentazione teatrale al suono dell’inno fascista, tutti si alzarono tranne lui e la moglie Irma. Fu arrestato, picchiato e trattato con l’olio di ricino. Irma fu risparmiata perché incinta. Si traferisce a Roma, dove inizia a dedicarsi più sistematicamente alla psicoanalisi, allora vista con sospetto sia dall’ambiente politico che dalla Chiesa. Intanto Weiss, nel 1931, da Trieste si sposta a Roma, rimanendo sempre in contatto epistolare con Freud. Il primo ottobre 1932, con Perrotti, Servadio e Musatti, rifonda la Società Psicoanalitica Italiana, già fondata nel 1925 a Teramo con Levi Bianchini, che ora ne è eletto presidente onorario. Fortunatamente per la causa psicoanalitica, Levi Bianchini aveva in quell’occasione legalmente costituito l’associazione ispirata alle idee freudiane, denominata Società Psicoanalitica Italiana. Sarebbe stato, infatti, molto difficile, in pieno regime fascista, ottenere le autorizzazioni necessarie, ma bastò trasferire la Società, già costituita, da Teramo a Roma. Nella nuova Società, tutti i componenti sono analizzati. Perrotti è l’unico medico del gruppo ed anche l’unico a non avere origini ebree.

IL CONTRIBUTO ALLA PSICOANALISI

Uno psicoanalista retto, che rispettava i principi fondamentali dell’anonimato, tanto che tranne in un caso nessuno mai seppe chi fossero i suoi pazienti. Analizzò personaggi noti e meno noti, dei quali nulla sappiamo, fatta eccezione per lo scrittore Giuseppe Berto, che nel 1964 vinse sia il premio Campiello che il premio Viareggio con il noto romanzo Il male oscuro.

Era analista anche al di fuori della sua stanza, sempre in contatto con la realtà e la sofferenza dell’altro, del popolo, delle masse, dell’intero mondo, utilizzando la sua competenza per meglio comprendere la realtà politica e sociale. Un analista che, come raccontano i suoi allievi, riusciva a tirar fuori il meglio di loro, che guardava di loro sempre l’aspetto buono e unico, mentre li invitava a lavorare sulle loro parti oscure. Con una caratterista che ancora oggi differenzia la psicoanalisi da ogni altra terapia: un profondo rispetto dell’essere umano e della singolarità di ognuno. Queste le parole riferite da un allievo, lo psicoanalista Giancarlo Petacchi: “Non importa quanta luce si emette, l’importante è brillare di luce propria, non di luce riflessa”. Un analista votato alla clinica, che introdusse i seminari clinici nel training, pratica non esistente in nessun altro istituto al mondo. Nei suoi pochi ma importantissimi scritti, che toccano molti aspetti della vita quotidiana, scopriamo il grande analista, preciso e puntuale, che come Freud non scinde mai la teoria dalla clinica, che argomenta ogni pensiero e affronta tematiche nuove, come l’aggressività, la depersonalizzazione e il Sé, che diventeranno il futuro della psicoanalisi, con riconoscimenti anche all’estero.

Perrotti ha saputo accogliere ciò che c’era di nuovo nel panorama psicoanalitico mondiale, ma ha anche saputo contestare Freud, dando una lettura dell’istinto di morte originale e diversa. La sua scrittura, così semplice e profonda, da grande narratore, ha spaziato su una grande quantità di temi, dei quali stupisce la modernità e la varietà. Dal racconto sullo sport a quello sul calcio, alla rivendicazione dell’importanza degli aspetti etici e morali, attaccando però sagacemente l’esistenza di una doppia morale, soprattutto in campo sessuale, quando la sessualità veniva ancora considerata un’opera diabolica. Dall’invito a liberarsi delle nostre patologie per liberare la nostra creatività attraverso ogni arte, fino allo splendido decalogo del buon analista, che deve essere curioso di conoscere l’animo umano, curioso di sé e dell’altro, che conosce sé tramite l’altro; che deve avere la capacità di “stabilire una comunicazione col paziente ed il suo desiderio inesauribile di volerlo aiutare e di guarirlo”, che deve saper creare un buon ambiente emotivo, avere una pazienza infinita e intuito. Ma anche possedere un Io robusto eppure agile, comprendere il transfert e controllare il proprio controtransfert, infine, possedere un tratto speciale, “l’angoscia dello psicoanalista, cioè quello speciale bisogno di certezza e di dubbio metodico che è inerente alla professione della psicoanalisi.”

 

 

 

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