PESCARA: E CHI SE LA SCORDA SOTT’A LA CAPANNE ?
Intervista al mitico ‘Nduccio, Germano D’Aurelio, una vita passata a far star bene gli altri

Germano, tu sei un pescarese DOC, le tue esatte origini? Sono nato a San Silvestro, una frazione di Pescara. Mio padre era un proprietario terriero ed un CD… ma non suonava…era un Coltivatore Diretto!

Raccontaci i tuoi studi, cosa ti ha formato e forgiato, so di una esperienza che credo abbia segnato in modo indelebile la dimensione interiore della tua esistenza Dopo le Elementari, prima a San Silvestro e poi a Chieti, decisi di entrare in Seminario, a Francavilla al Mare, dove feci le Scuole Medie ed al termine mi trasferii a Roma per frequentare il Ginnasio.

Sono curioso di sapere, però, perchè sei entrato in seminario e, soprattutto perché ne sei uscito
Entrai nella Pia Società San Paolo, le Edizioni Paoline per intenderci, quelli che stampano Famiglia Cristiana. Ero affascinato dal loro mondo: stampavano giornali, libri, tantissimi, producevano films, editavano dischi, insomma un mondo dell’Editoria completamente votato al messaggio cristiano. Un mondo nel quale, letteralmente, sembrava di toccare con un dito una realtà fantastica. Nel 1969 morì mio padre in un incidente sul lavoro e ne rimasi traumatizzato. A casa restavano mia madre e due sorelle più piccole che vedevo fragili e da proteggere. Decisi allora che il mio apostolato dovesse svolgersi tra le mura domestiche. Pensavo..poi magari in futuro… chi lo sa, tornerò a correggere bozze, a stampare… e celebrare messa!

Eri già un cabarettista ed era già nato ‘Nduccio quando hai cominciato a lavorare in SIP, la Società Italiana per l’esercizio telefonico, come è stato far convivere il personaggio con l’impiegato? Finito l’Istituto Industriale c’era una Legge che rendeva collocabili gli Invalidi e gli Orfani di Caduti sul Lavoro. Scartai l’ipotesi del Comune di Pescara e provai un colloquio in Sip. Fui assunto quasi subito. In realtà questa cosa del “posto sicuro”non mi convinceva fino in fondo: quell’anno il mio primo disco, Sott’a la capanne, stava vendendo tantissimo e non ero proprio felice di accettare un posto fisso che mi costringeva ad una certa lontananza dalle piazze e dal pubblico. Mi divertivo da matti sul palcoscenico! Ma alla fine accettai e convissi per 30 anni con due passioni: quella per la tecnica telefonica, per la quale avevo studiato, e quella per la Musica e la Comicità, per la quale, forse, ero più portato.

Nella tua carriera da cabarettista hai incontrato numerosi personaggi, ma un particolare legame lo hai stabilito con Renzo Arbore, cosa è scattato tra voi due?  Devo la conoscenza di Arbore ad
un altro grande, Roberto D’Agostino. Ero ospite in una sua trasmissione (Fuori Onda, 1998) e nell’ultima puntata c’era il grande Renzo! Gli regalai con un po’ d’imbarazzo il mio primo Cd e pensai che lo avrebbe buttato. Dopo 15 giorni mi telefonò invitandomi a Roma. Passarono 5 anni e trovò il giusto posto nella sua trasmissione “Meno siamo meglio stiamo”. Da lì in poi, un’amicizia che dura da oltre 20 anni. E la stima umana che ci lega indissolubilmente. E’ veramente una bellissima persona!

Quali sono i tuoi programmi futuri? Da tanti anni penso ad un grande spettacolo, il migliore della mia carriera. Ma ogni volta che ci penso mi viene in mente che nulla sarà più bello del mio funerale. Il vero ultimo spettacolo: un successone.

Scoppia a ridere con l’autoironia che lo contraddistingue da sempre.

L’ultima domanda te la voglio fare su Pescara…come è cambiata negli anni, cosa trovi di bello e di brutto oggi? Giro abbastanza ed ogni volta che torno a casa, devo confessarlo, mi sento fortunato. Pescara ci è invidiata da tutta l’Italia ed anche dall’Estero. Chi è passato a Pescara la ricorda come una città “ridente” dove si mangia bene e con un mare a portata di tasca. L’unico difetto che trovo è che non sia consapevole della sua entità ed il pescarese conosce poco o niente della propria città: letteratura, arte, storia e tradizioni.

Per concludere Germano, quanto è difficile far ridere e sorridere la gente? Se me l’avessi chiesto 2 anni fa ti avrei risposto che la comicità è un impulso naturale che parte dal proprio istinto. Fino a 2 anni fa far ridere era per me un gesto senza pensiero, istintivo. Oggi dopo il Covid, dopo aver perso diversi amici, mi è un tantino difficile ricominciare con la stessa leggerezza. Ci sto provando e ci riproverò ogni sera, per me e per chi verrà ad aspettarsi un’emozione.Grazie per l’intervista, per le domande e per lo spazio che mi avete concesso. Auguri di ogni bene a tutti i mezzi di diffusione e di informazione e benvenuta Lacerba in terra pescarese. Auguri!

Grazie a te Germano, arrivederci sulle assi di un palcoscenico.

Luca Piersante

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