PENNE – Il Pd ci sta mettendo la faccia. Sta mettendo la faccia di chi continua a tassare senza soluzione di continuità i pennesi dopo averli indebitati pesantemente negli anni scorsi con le guide catto-comuniste che poi hanno fondato l’attuale partito democratico.
Il prezzo più alto lo sta pagando a ben guardare la componente degli ex Ds rappresentati in consiglio soltanto da tre consiglieri e cioè: Napoletano, esponente della Cna, l’ex assessore socialista Toppeta e quel Pasqualone che sta cercando di incalzare l’amministrazione D’Alfonso. Insomma, gli ex demosinistri sono sopraffatti dagli ex margheritini la cui forza è data da, oltre che dal sindaco, Giancaterino, Solini, Di Luca, Vellante, Malachi e D’Agostino.
Un Pd che pende dalla parte opposta degli ex compagni i quali devono cantare e portare la croce senza avere molto peso speciifico a livello politico. Benchè possano contare sulla Cna e sulla Cgil, due gruppi di potere non da poco nel contesto territoriale. L’insoddisfazione verso l’amministrazione D’Alfonso è palpabile. Ma non possono incidere più di tanto. Nessuno insomma sembra potersi muovere più di tanto. Anche i margheritini.
Tramontata l’era di Marcotullio, con tutti i nessi e connessi, dell’antica potenza di fuoco se ne vede assai poca. Le elezioni regionali della primavera del 2014 potrebbero vedere candidato Ennio Napoletano che aspirava a fare il sindaco. E’ uno degli scontenti della situazione attuale, ma deve poter contare, qualora si candidasse, sul voto degli ex margheritini. Voto che non sempre nel segreto dell’urna viene indirizzato verso chi è indicato dal partito.
E dunque fino al 2014 cosa potrebbe accadere? L’impressione è che non succederà nulla. Il sindaco pare non aver ben capito il suo ruolo di primo cittadino cui è richiesta una dote in più: quella del buon senso e della calma. Ha l’alibi di trovarsi a dover gestire i guai prodotti dagli altri. Ma nessuno glielo ha imposto di fare il sindaco di Penne.
Avendolo accettato, deve essere consapevole di essere seduto su una polveriera, prossima ad entrare nelle aule di giustizia per chiarire i fatti del passato. Lui però è stipendiato dal Comune non avendo una professione propria, così com’era Di Marcoberardino. Sbaglia, e qualcuno glielo dovrebbe dire nel partito, a porsi con l’atteggiamento del primo della classe: non ne ha la statura nè i tempi lo permettono. E’ un neofita della politica, conosce pochissimo il tessuto socio-culturale-economico locale e finora ha solo tassato ed ulteriormente indebitato il Comune. Alle spalle, però, non sembra avere un partito, ma un insieme di gruppetti. Allo sbando.