In caso di elezione, quale potrebbe essere la prima iniziativa legislativa per l’area vestina e pescarese in generale?
“A questa specifica domanda purtroppo non posso rispondere come vorrei (perché per certo non saremo nel governo, quale che esso sia), dunque solo molto genericamente. Idealmente, proporrei – personalmente – interventi volti alla valorizzazione delle nostre eccellenze della filiera agroalimentare naturale e di qualità, ma anche ad uno sviluppo sostenibile delle infrastrutture per l’accoglienza: non si può fare un turismo di qualità, né tantomeno raggiungere grandi numeri in termini di presenze, senza un numero adeguato di alberghi, hotel, residence e camping ben attrezzati. Abbiamo bellezze paesaggistiche ed architettoniche uniche, borghi medievali di grande fascino, luoghi e paesi importanti anche per il turismo religioso, ma troppo spesso i vincoli dei Parchi e ambientalistici in genere costituiscono in realtà un ostacolo insormontabile per la crescita del nostro turismo e dunque una penalizzazione delle nostre popolazioni, specie – per l’appunto – di quelle delle nostre aree interne, che non riusciranno mai a decollare se verrà impedito ogni tipo di sviluppo delle strutture recettive necessarie. Ciò detto, spiego i motivi per i quali non parteciperemo nemmeno se invitati ad un qualsiasi Governo.
- Come Italexit (sempre che ci riesca, come ci auguriamo, di superare lo sbarramento del 3%) non abbiamo intenzione, in questo momento, di andare ad appoggiare il governo, quasi sicuramente a guida Meloni, che andrà a formarsi. Troppe sono le differenze tra noi e il CD sulla visione di questioni nazionali ed internazionali di primaria importanza in questo preciso momento storico.
Vediamo di elencarne alcune:
1) La Meloni ha dichiarato preventivamente una adesione totale, incondizionata e non discutibile alla NATO (in pratica accettando una subalternità acritica e totale, mentre in passato, sia pure a mesi alterni, andava parlando invece addirittura di Sovranità), affermando letteralmente che dobbiamo essere pronti anche ad un coinvolgimento ancora più diretto anziché al solo invio di armi in Ucraina…
* Noi, che non facciamo altro che richiamarci anche in questo alla nostra Costituzione, che statuisce a chiare lettere che l’Italia aborre ogni guerra, siamo invece contrari non solo ad un intervento diretto, ma anche al solo invio di armi. Aggiungo che questa guerra è stata fomentata a lungo proprio dagli Stati Uniti e dal loro presidente fantoccio in Ucraina. Come tutti sappiamo, un vecchio accordo storico stipulato ai tempi della Rivoluzione Cubana, che prevedeva che le due superpotenze lasciassero sempre tra di loro delle aree ‘cuscinetto’, è stato disatteso unicamente dalla NATO, la quale si è spinta (in Ucraina, Polonia e altre nazioni) a piazzare armi nucleari che potrebbero raggiungere Mosca in 2-3′, e questo è solo il primo dei motivi della sacrosanta reazione armata della Russia in Ucraina, perché l’altro è dovuto ai massacri quotidiani di civili che le milizie naziste di Zelenskj effettuavano dal 2014 nel Donbass.
*La nostra crisi energetica deriva esattamente dal fatto che, per eseguire senza nemmeno rifletterci un minuto gli ordini dell’America e dell’Europa, siamo tra quei Paesi che, sanzionando la Russia, stanno facendo pagare il conto ai propri cittadini. Il dimissionario Draghi, non si sa bene come, ha finanziato 22 miliardi di euro per l’invio di armi in Ucraina, e non troverebbe i fondi per mitigare la crisi energetica. Inoltre, ENI ed ENEL, in questi pochi mesi, hanno avuto un utile di ben sette miliardi di euro. Un governo degno di questo nome, essendo ENI ed ENEL delle partecipate statali, dovrebbe immediatamente prendere quei soldi e rimborsarli alle famiglie e alle PMI che stanno pagando costi esorbitanti e insostenibili. Non vediamo come un prossimo governo di CD, che ha dichiarato di dover proseguire con le sanzioni e tutto il resto, possa agire in questa direzione.
2) La Meloni e gli altri leaders del CD hanno dichiarato: ‘lo sappiamo, che non ci si potrà scostare dall’Agenda Draghi’ (il liquidatore principale del nostro Paese svenduto da questi, da Prodi, Grillo ed altri patrioti il 02 Giugno 1992 sul Panfilo Britannia, della Regina Elisabetta, e chi ha orecchie per intendere intenda…).
* Secondo noi, dunque, nessuna speranza che si possano dare svolte importanti alla nostra economia da parte di politici che continuano a descrivere il PNRR come un regalo da parte della UE, quando invece è il definitivo incaprettamento di un Paese che, accettando questo ulteriore pesantissimo debito, andrà ad uccidere le speranze anche dei nostri pronipoti di poter vivere dignitosamente in Italia e senza la pressione mortale delle banche centrali usuraie e del signoraggio dei potentati economici sovranazionali.
Dire sì al PNRR equivale per Italexit a dare l’assenso per un cappio al collo, ed è per questo che siamo per l’uscita immediata dall’euro e dall’Europa. Siamo assolutamente consapevoli che ciò potrebbe farci subire degli scossoni iniziali, ma consideriamo ciò l’unica strada percorribile per tornare a far riemergere il nostro Paese. Insigni economisti sovranisti e patrioti garantiscono che la cosa è fattibile ed hanno già predisposto i piani per farla. Non dimentichiamo che eravamo arrivati ad essere la 4^ – 5^ Potenza mondiale. L’euro, per chi non vuole ancora credere alle favole, è stato creato da quelle nazioni (Francia e Germania, in primis) che mal sopportavano l’idea di una Italia che le superasse, e che hanno ideato questa trappola per distruggere la nostra economia e il nostro tessuto sociale. Brucia molto il fatto che dei veri e propri traditori della Patria, che ci hanno condotto ad entrare e restare nell’euro, siano ancora ai vertici della politica e delle istituzioni.
Giudicando – credo a ragione – l’Italia un paese da rifondare, e non da riformare, non è improbabile che chiederemo presto un azzeramento di tutte le cariche verticistiche istituzionali, anche perché è ben difficile pensare che i presidenti dei maggiori enti, che guadagnano centinaia di migliaia o addirittura milioni di euro all’anno, possano essere realmente a favore del Popolo che dovrebbero servire.
3) I leaders del CD affermano che dobbiamo assolutamente restare in Europa.
* Noi, al contrario, siamo arciconvinti della necessità impellente, anzi dell’urgenza di doverne uscire! Non siamo antieuropeisti per partito preso, ma questa non è affatto l’Europa dei Popoli e delle Nazioni amiche…Questa è l’Europa dei banchieri e delle multinazionali che stanno devastando economie e mercati con gli unici obiettivi dell’accentramento ulteriore delle ricchezze in poche mani, del controllo digitale di orwelliana memoria, e dell’assoggettamento totale dei Paesi membri. Quanto all’Italia, le mire di totale conquista sul nostro Paese, soprattutto di Germania e Francia, partono da tempi remoti, e adesso vorrebbero conquistarci con una guerra economica.
* Che questa non sia l’Europa dei Popoli che desideravamo lo testimonia anche il fatto che la UE ha rifiutato di inserire nel suo atto costitutivo che le origini dell’Europa moderna e della sua civiltà risiedano nelle radici giudaico-cristiane. Questo la dice lunga su moltissimi provvedimenti legislativi della Commissione Europea, che sono purtroppo realmente antiumani, e dunque anticristiani”.
Può promettere di impegnarsi a non cambiare casacca durante la legislatura?
“Assolutamente sì, e con grande convinzione, ma con un’unica eccezione: potrei uscire dal partito (e, anzi, lo riterrei un mio preciso dovere) unicamente nel caso in cui i nostri vertici dovessero seguire le orme di Grillo e di Di Maio, cosa che giudico pressoché impossibile, dal momento che Gianluigi Paragone è stato espulso, e comunque se ne sarebbe andato dal M5S, il partito che ha rappresentato la maggiore delusione politica dei milioni di Italiani che delle sue promesse si erano fidati…”.
È pensabile sullo schema della grande Pescara fare altrettanto per un’operazione che comprenderebbe altri comuni: una sorta di Grande area vestina o del Pescara?
“Non ho, sinceramente, la convinzione assoluta che la “Grande Pescara” abbia solo dei risvolti positivi su tutta l’area e sull’Abruzzo in genere (dipenderà, ovviamente, dalla capacità dei politici onesti di cavarne dei vantaggi per la collettività, e non farne solo una ghiotta occasione per i costruttori, i politici disonesti e gli speculatori in genere). Personalmente sto seguendo gli sviluppi di una questione molto ma molto importante per l’auspicato sviluppo del turismo e la promozione dell’immagine della nostra splendida Regione, ma ne parleremo volentieri non appena la faccenda verrà ufficializzata. Si cresce solo facendo rete, solo creando occasioni di sviluppo anche nelle aree interne collinari e montane, altrimenti avremo sempre un turismo limitato quasi esclusivamente alle zone costiere. Su questo stiamo lavorando e, a Dio piacendo, lavoreremo”.
Nel 2024 si voterà per rieleggere gli organi della Regione: le elezioni politiche del 25 settembre quanto incideranno?
“Credo notevolmente, anche perché – ne sono convinto – la stessa Italexit potrebbe costituire una piacevole sorpresa in termini di consensi, la qual cosa ci obbligherebbe ancora maggiormente ad operare nel concreto anche nelle Amministrazioni del territorio. Per certo la nostra corsa è solo iniziata, e intendiamo proseguirla degnamente, ovvero semplicemente inserendo nelle Amministrazione persone che abbiano specifiche competenze e capacità di operare per il bene comune”.
L’astensionismo si preannuncia fortissimo, di gran lunga forse sarà il primo partito: come si contrasta?
“Comprendo perfettamente, pur non condividendoli, i motivi che spingono verso la rinuncia ad andare a votare, perché il disgusto totale verso la politica c’è ed è molto diffuso e cocente. Questo disgusto, però, non è legato certamente a colpe del cittadino, ma unicamente ad una politica che ha perso ogni contatto con il mondo del lavoro tutto e delle famiglie. La nostra ricetta non risiede nell’assistenzialismo spinto al punto da scoraggiare la volontà di intraprendere, ma va nella direzione opposta, ovvero del sostegno massimo a chi ha voglia di mettersi in gioco in qualsiasi settore produttivo, culturale, e dei servizi.
Credo pertanto (fuori da ogni retorica ‘del cittadino bravo e responsabile…’ o del dover votare ‘per non far vincere la Sinistra – o la Destra’) che il non voto non sia la scelta giusta. Oggi, e lo vediamo, non esistono nemmeno più la Destra e la Sinistra, ma solo politici che fanno il gioco delle parti per far credere che siamo in una Democrazia delle alternanze.
Credo che a votare andranno comunque tutti coloro che hanno compreso che questo sistema (che di realmente democratico non ha più nulla né in Italia né altrove), sta volgendo sempre più rapidamente verso una forma di totalitarismo reale, una dittatura orwelliana prevista e pianificata da tempo, e condotta con i potenti mezzi dell’ipnosi di massa tramite i media, che sanno bene come condizionare le masse anche e soprattutto con le crisi economiche e le pandemie create a tavolino”.
Annalisa Piermattei