VINI TORRE RAONE: INNESTI DI VISIONI
“Porterò in alto Torre Raone” parola di Maarten Bonants

Visione, tecnica, qualità e terroir. Se potessimo degustare Cantina Torre Raone sarebbero questi gli ingredienti del successo crescente di questa azienda di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, creata nel 1997.

Il sentimento ne è mescitore ma anche carattere identitario perché nasce da una intuizione di Luciano Di Tizio che, in Contrada Scannella-dove si erge ciò che rimane della fortificazione voluta da Raone da Poliano, discendente del Duca Tancredi di Normandiarileva una realtà preesistente e la trasforma in una fortezza del vino biologico.
Oggi, dopo 28 anni, su quel sentiero tracciato, nuovi innesti radicano la qualità dei prodotti per guardare al futuro, nel segno di innovazione e tecnologia.

Il primo innesto è nello sguardo appassionato e nella competenza di Dante Di Tizio, l’enologo che segue la fase della produzione del vino. Con un diploma in Agraria ed una Laurea in Viticultura ed Enologia, possiamo dire che Dante è “cresciuto” al pari degli ettari di terreno che oggi sono complessivamente 36 di cui 29 vitati, 70% di Montepulciano d’Abruzzo e il restante di Pecorino e Trebbiano. Must della produzione è sicuramente San Zopito Montepulciano d’Abruzzo DOC Bio ma, come ci dice Dante, “grandi soddisfazioni le abbiamo anche dal Trebbiano senza solfiti aggiunti”.

Al suo fianco sempre papà Luciano che, nell’organizzazione, ha il compito, arduo e meticoloso, della cura del vitigno “Mia è la responsabilità di monitorare la maturazione delle uve ed il controllo della raccolta affinché giunga in cantina il frutto perfetto per il vino che dobbiamo produrre” ci racconta accogliendoci nella nuova sede dell’azienda, un elegante mix di materiali moderni e leggeri che si accordano perfettamente al paesaggio. Alla fine sembra di essere su di un’astronave sospesa al limitare dell’antica campagna.

Il Montepulciano San Zopito, in onore del patrono di Loreto Aprutino

Il via vai di operai e carpentieri è continuo perché, terminati uffici e cantina, presto verrà inaugurato lo spazio dedicato alle degustazioni, con tanto di cucina e servizi.
Le pareti di vetro permetteranno di completare il gusto con la vista sul Gran Sasso e sull’intero profilo della Torre. Il sogno è quello, un domani, di creare anche una struttura recettizia per rendere l’accoglienza sempre più consona ad un target internazionale. Del resto l’azienda può contare su Carla Chiavaroli, esperta di enoturismo con una profonda esperienza in relazioni e comunicazione.

Visitando l’azienda, quello che respiri, tra gli scorci millenari e i paesaggi che esprimono la massima cura dell’ecosistema, è proprio la vocazione internazionale alla quale tendono anche le forme delle nuove strutture. E scopriamo presto, introdotti  da Luciano, che quell’impulso ha il cuore e la mente di Maarten Bonants, un raffinato imprenditore neerlandese che ha deciso di investire su Torre Raone.
Ulteriore innesto, di visione europea ma anche di una filosofia aziendale scevra da qualsiasi retorica di natura emozionale seppur ancorata ad un valore che ricorre assiduamente nel nostro conversare, FIDUCIA.
E la fiducia non è solo la connessione emotiva tra acquirente e brand, è e deve essere un pilastro istituzionale. In questo Maarten è trasparente ed immediato, chiaro e determinato.

Ho conosciuto Luciano nel 2007, in una fiera a Dusseldorf: ovviamente la prima sintonia è nata a livello umano e continua ancora oggi, io ho una fiducia estrema in lui così come lui ce l’ha in me. Il rapporto professionale è cresciuto gradualmente, all’inizio non c’era assolutamente l’intenzione di investire.”

E cosa ha destato la sua curiosità allora?

Guardi, io dal 1981 avevo una Agenzia per promuovere i vini italiani all’estero e lavoravo con tantissime aziende italiane perché sono stato il primo a credere nella crescita di questo settore. In quella fiera in Germania, Luciano venne a farmi assaggiare il suo vino per sapere cosa ne pensassi. Devo dire che non mi era piaciuto immediatamente, ma sentivo che c’era una buona base, c’era qualcosa sulla quale poter creare una strategia, una specie di sfida. Il  piacere del mio lavoro era ed è proprio questo: scoprire prodotti sconosciuti, valorizzarli e venderli all’estero. Non ero interessato ai marchi famosi, ma a qualcosa in cui io potevo fare la differenza perché se c’è qualcosa che puoi migliorare allora c’è energia e c’è l’obiettivo da raggiungere.

Ma quando poi è venuto, ha capito quale fosse la buona base?

Sicuramente un ottimo terroir, una terra adatta ed un clima propizio ma bisognava creare un vero progetto. Le cose che andavano migliorate erano sul versante tecno-enologico e sul marketing. Puoi fare il prodotto migliore del mondo ma se non lo promuovi e non lo fai conoscere a più gente possibile diventa inutile.

E si è innamorato del territorio? A molti stranieri accade a tal punto da voler rimanere!

Per me l’Italia è lavoro, sto, al massimo, due o tre giorni e poi ritorno a casa dalla mia famiglia. Non ho mai pensato di rimanere od abitarci stabilmente.

Qual è stata la sua formazione?
Io, in realtà, sono un ingegnere agroalimentare: prima del vino, ho lavorato nel modo dei formaggi, della carne, della birra. In ogni ambito ciò che mi ha caratterizzato è la caparbietà nel raggiungere gli obiettivi, io insisto finché non realizzo quello che mi sono prefissato. E se sbaglio, torno un po’ indietro e ricomincio. Ora voglio portare in alto Torre Raone e ci riuscirò.

Cosa le dà sicurezza?

Sicuramente il senso di collaborazione che Luciano ed io abbiamo impostato: c’è una sinergia completa ed un rispetto totale dei propri ruoli. Nella trasformazione dalle uve al vino subentro io ed altri collaboratori come Dante. Ma in tutte le fasi ognuno di noi agisce autonomamente seguendo la stessa filosofia e si ha fede nella competenza di ognuno.

Una filosofia ma sembra anche una differente cultura del lavoro che soggiace a questa visione!

Quando si lavora bene, quando ai lavoratori viene riconosciuta la giusta dimensione morale ed economica si è tutti più contenti ed è un effetto a cascata. Sa cosa dico sempre: io voglio fare i miei clienti più ricchi, i miei creditori più ricchi, i miei lavoratori più ricchi, per essere io meno povero.

La piacevole chiacchierata con Maarten continua nella cantina e qui, accompagnati da Dante, entriamo nel vero tempio dove estasi e stupore rubano parole e aggettivi. Dopo aver percorso le sale con le cisterne di fermentazione, talmente pulite da camminare quasi con timore, entriamo nella sala della conservazione in botti e anfore.

Tengo molto all’ordine ed alla pulizia, la vinificazione è un processo mistico e la cantina deve essere come un santuario.”

Le parole di Maarten si dissolvono in una leggera eco, la suggestione questa volta è emozione, ogni sillaba trova nell’armonia estetica, la perfetta sintesi. Per raccontare Torre Raone basterebbe questa esperienza, ebbri di vino e di bellezza!

Sabrina De Luca

La cantina dell’Azienda Torre Raone

Nella foto di copertina da sx Luciano Di Tizio, Dante Di Tizio e Maarten Bonants

 

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