PENNE: I MEDICI DOVRANNO RIAPRIRE I PROPRI STUDI
A giugno scadrà un’altra proroga per le ex Utap di Penne e Scafa. Il nodo del personale. Dal Pd a Camplese e Sospiri

di Berardo Lupacchini

Un riassetto organizzativo è in vista per i medici di medicina generale associati ormai dai tempi della giunta Del Turco (2007-2008) a Penne ed anche nella gemella struttura di Scafa. La Asl ha infatti prorogato per l’ennesima volta e fino al 30 giugno l’assetto organizzativo dell’ex Utap ora Unità complessa di cure sperimentali di via Caselli la cui referente è la dottoressa Silvia Di Tullio dopo il pensionamento del collega Pio Pavone. Si tratta di una sede di proprietà della stessa azienda sanitaria, da allora messa gratuitamente a disposizione dei tredici medici partecipanti i quali, comunque gratificati da benefici contrattuali aggiuntivi, continuano a non sborsare un euro per le utenze, per la manutenzione e per l’uso dei beni aziendali all’interno di una palazzina che ospita anche il servizio della guardia medica nell’ambito della continuità assistenziale 24 ore su 24. Il problema però è costituito dai dipendenti, infermieri e personale di studio, dell’ex Utap che sono assunti direttamente dai medici di base attraverso una società di servizi, con sovvenzioni riconosciute dal servizio sanitario nazionale, così come consentito dall’accordo nazionale di categoria. E’ di 1.690 ore nel semestre fino a giugno l’impegno lavorativo garantito e pagato dalla Asl per complessivi 53 mila euro di cui 2.500 per la promozione dei servizi offerti. C’è il riconoscimento di ore in più accordate a causa per il maggiore impegno legato alla presenza, accanto ai tredici medici di base partecipanti, di altri due medici specialisti ambulatoriali interni (un cardiologo e un dermatologo) e di due pediatri. Tutto ciò però, ed è questo l’ostacolo con cui fa i conti l’azienda diretta da Vincenzo Ciamponi, è in contrasto con il fatto che il personale operante in via Caselli dovrebbe essere fornito direttamente dalla Asl in base al disegno organizzativo deciso nel 2016 da una delibera dell’allora commissario alla sanità regionale, l’attuale senatore del Pd, Luciano D’Alfonso. Insomma, un modello sperimentale, quello utilizzato a Penne e a Scafa nelle prime realtà associative del genere in Abruzzo, che la Asl proroga anche per via della situazione pandemica legata al Covid. Se ne intesta un po’ di merito Emidio Camplese, consigliere comunale e provinciale, che ha mosso Lorenzo Sospiri, presidente del consiglio regionale. Se allora, al momento della loro istituzione, si diede da fare il centro sinistra (celebre un titolo di questo giornale: “DOTTOR PD”, il successivo procedimento per diffamazione intentato dai camici bianchi venne archiviato direttamente dal dottor Nicola Trifuoggi che ne fece richiesta al gip), oggi si è speso il centro destra per evitarne la disattivazione. Ma viene riconosciuta anche una certa qualità nei tanti servizi erogati dalla struttura di via Caselli in termini di assistenza agli utenti anche a domicilio e di rapporto con il centro unico di prenotazione aziendale. Dopo il 30 giugno però la Asl annuncia come sia destinato  a concludersi il processo sperimentale delle ex Utap vestina e della val Pescara. I medici partecipanti dovranno (ri) aprire gli studi professionali idonei e darne notizia alla Asl. Ovvero: via Caselli non sarà l’unico posto dove incontrare i propri assistiti. La delibera che ammette la proroga semestrale, firmata da Ciamponi a fine 2020, rileva come l’atto della giunta regionale di Luciano D’Alfonso del 22 novembre 2016 indica come le Uccp, cioè le realtà che si occupano di assicurare le cure primarie nei territori, non sono il luogo dove medici e pediatri di libera scelta svolgono le loro attività. “L’Unità complessa di cure primarie (Uccp) è una struttura sanitaria della Asl con la partecipazione dei medici convenzionati per la gestione delle cronicità e dei bisogni complessi. Si ribadisce che i medici ed i pediatri devono rendere le prestazioni anche nei rispettivi studi professionali”. Il distretto di base del Carmine dovrà operare le relative, future verifiche. “Ovviamente nel corso di questi sei mesi si deve pensare alla riorganizzazione e ristrutturazione del servizio prevedendo una reale Casa della Salute come in tante altre regioni”, sottolinea Camplese.  

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