CERIMONIA PER IL SACRARIO DI CARLO BONFIGLIO
Gratitudine a Francesco Di Pietro, un semplice cittadino che ha riportato in vita l’Ippogrifo del 1943

“Non dimenticate Carlo Bonfiglio” così Gianfranco Buccella ricorda sempre il monito che gli fu consegnato dai commilitoni dell’aviere ucciso, l’11 giugno 1944, a Contrada Fonte d’Anto’ in quel di Colle Stella di Penne. E proprio in quel luogo, vegliato dal gigante Gran Sasso, disteso su di un letto azzurro e avvolto da un mantello di neve e gelo, si è svolta il 4 ottobre 2025,  la cerimonia di inaugurazione del Sacrario Carlo Bonfiglio, ideato, realizzato e sostenuto da Francesco Di Pietro che, dal 2020, si dedica alla ricostruzione della storia del giovane ufficiale, nato a Milano il 28 novembre 2023.

Dall’autunno 1943 alla primavera del 1944

Sono le 19.42 dell’8 settembre 1943: i microfoni dell’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche lanciano il messaggio del generale Pietro Badoglio che annuncia l’entrata in vigore dell’armistizio, richiesto al generale Eisenhower e accolto con l’ordine imperativo di cessare ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane da parte delle forze italiane. La confusione e lo sbandamento che seguirono quell’annuncio sono storie comuni a tutti i soldati italiani e colpiscono anche i ragazzi della 133ma del Corso Allievi Ippogrifo dell’Aereonautica Militare, sede di Pescara. Il giorno 11 settembre, infatti, gli ufficiali spiegano agli allievi che gli eventi politici e bellici erano precipitati improvvisamente e che si rendeva necessario sfuggire alla furia dei tedeschi: il corso Ippogrifo doveva considerarsi sciolto e ognuno libero di fare le proprie scelte. Uno di questi ufficiali è Rodolfo Popper che, con responsabilità ed umanità, si preoccupa di accompagnare e sistemare un gruppo del Corso presso il paese di Loreto Aprutino. Il Comando dell’Aeronautica di Pescara si era probabilmente accordato con il Municipio di Loreto, guidato dal Podestà Tommaso Palladini, per approntare ed organizzare l’accoglienza degli avieri che avrebbero dormito nei locali del seminterrato della Scuola Elementare “Tito Acerbo” e rifocillati dalle suore di San Giuseppe che dimoravano nella Piazza unità d’Italia del centro storico

Intervistato da Gianfranco Buccella, Enrico Dinucci, uno degli avieri che stazionò a Loreto Aprutino per poi ritornare a Torino racconta ” Ho un ricordo vivo delle Suore di San Giuseppe, dalla superiora Suor Brigida alla cuoca Suor Bernardina, le quali facevano di tutto per sfamare e vestire i ragazzi dell’Ippogrifo. dimostrarono tanta fraternità e solidarietà mettendo a repentaglio la propria vita. Sono ben 50 anni che ritorno regolarmente ogni anno a Loreto  Aprutino per ritrovare affetti, ricordi ed amici e rivivere con loro la mia passata gioventù. Non potrò mai dimenticare l’accoglienza, l’ospitalità e l’amore che la gente abruzzese ha saputo darmi e mi dà tuttora in ogni occasione e con continui contatti. Da allora ho eletto l’Abruzzo come la mia seconda terra del cuore e dove la passione del volo mi portò a scoprire la bontà, l’altruismo e lo spirito di sacrificio della sua gente”.

Tra i ragazzi che rimangono definitivamente a Loreto, ci sono Carlo Bonfiglio e Mario Carpanelli, in seguito ospitati dalla famiglia Di Tullio in via Cesare Battisti n. 8. Carlo e Mario trovano nella comunità loretese accoglienza e un accenno di vita normale, anche se Carlo affiderà al suo diario tutte le paure, le insicurezze e i timori sul futuro. Cattolico e credente fervido, Dio compare nelle sue pagine come interlocutore diretto. L”11 giugno 1944 da quella casa, Carlo Bonfiglio viene prelevato, deportato in quel di Colle Stella e abbandonato ai fucili del comparto del Battaglione San Marco della Repubblica di Salò. Quella mattina Carlo era andato a Messa nella Chiesa di San Pietro ed aveva ricevuto la comunione.

 

 

La costruzione di una memoria

Carlo muore e lascia dietro di sé un esercito di legami affettivi colpiti dal dolore: c’è la “zietta“, come la chiamava lui, unico vincolo di sangue terreno, c’è la ragazza di Pescara di cui lui è innamorato, ci sono gli abitanti di Loreto che lo accolgono e imparano a volergli bene. ci sono i commilitoni dell’Ippogrifo, sua seconda famiglia. Questo esercito di bene è vittima della guerra perché costretta a vivere nel ricordo atroce che, per liberarsi e trovare un senso, ha bisogno di essere condiviso. Così i commilitoni superstiti tornano a Loreto Aprutino, anno dopo anno, perché in quella fossa scavata nel mezzo di una terra abbandonata “poteva anche esserci uno di loro“. Saranno loro, finché in vita, a presenziare le Messe al Cimitero dove una tomba monumentale custodisce il corpo di Carlo, sarà uno di loro,  Giorgio Cigarini, a pubblicare nel 2005 il diario che Bonfiglio aveva scritto nei mesi di esilio nel paese vestino. Giorni d’attesa (1944) il titolo scelto. Nel 2014 Mauro Soccio, proprio sul nostro giornale, ricorderà quella pubblicazione soffermandosi sulle pagine dedicate all’amore per Aurora, la ragazza di Pescara, anche lei sfollata. Il tempo passa, lentamente, ognuno di loro si spegne. Sulla terra di Fonte d’Anto’ crescono rovi e cespugli e Loreto Aprutino rischia di scordare. Perché la scordanza fa solo rima con restanza, se non ci si prodiga a rendere i ricordi mattoni di memoria. Tutto è incuria, fino al 2020, quando comincia la ricostruzione culturale di cui si fa carico un semplice cittadino, Francesco Di Pietro che, nel 1944, ha solo due anni ma cresce, studia e vive negli anni successivi alla liberazione dell’Italia e di quella liberazione accoglie tutti i sacrifici e le speranze che lo renderanno un uomo.

Il senso della comunità tramandato di generazione in generazione

Nel 2020 Francesco ed i suoi amici Aleardo Rubini, Gianfranco Buccella, Tommaso Evangelista, Giorgio Di Tullio, Achille Rasetta e Leonardo Fabbrizio cominciano a ripulire l’albero dove giacciono le due croci, ormai arrugginite dal tempo: una quella del 1944, l’altra del 1990 lasciata dai compagni dell’Ippogrifo. Nel 2021 pone una lapide sulla casa di via Cesare Battisti n.8, dove Carlo visse, nel 2024 edita il libro, La (vera) storia di Carlo Bonfiglio, per raccontare il perché il giovane fu ucciso. Un vero e proprio omicidio preceduto da un sommario e iniquo processo. Secondo alcuni causato da una spiata di una ragazza innamorata e non ricambiata, secondo la testimonianza del dott. Alessandro Lepore causata da una vendetta privata di un funzionario a cui Carlo aveva pestato i piedi, secondo lo scritto di Giacomo Acerbo Carlo Bonfiglio sarebbe stato trovato in possesso di un’arma e, addirittura, di alcune bombe a mano. Sta di fatto che il giovane milanese, accolto con amore dai loretesi, dallo stesso amore non riuscì ad essere salvato. Il dott. Alessandro Lepore, all’epoca dei fatti, appena tredicenne, racconta di ricordare benissimo l’immagine di quel ragazzo legato e trascinato che urlava “ Salvatemi, questi mi uccidono!”

 

La targa marmorea posta sulla casa di via Cesare Battisti n.8
Sabato 4 ottobre, ore 11.00, inaugurazione del Sacrario Carlo Bonfiglio a Fonte d’Anto’

Francesco Di Pietro non si ferma al libro. La sua commozione per la storia del ragazzo che voleva solo navigare tra le nuvole con un aereo, si risveglia lì, in quell’area di terra e cielo che ha accolto l’ultimo respiro. In quel lembo di terra ci vuole l’ultimo segno che ricordi il sacrificio di Carlo. Non è un architetto Francesco, eppure disegna da solo il sacrario, lo vuole di mattoni ed ai lati due cipressi. Ed accanto alla foto dell’aviere una scritta che sia un grido NO ALLA GUERRA. Realizza persino i cartelli stradali che guideranno i futuri visitatori ed organizza una cerimonia nel giorno di San Francesco, 4 ottobre, perchè tutto, ma proprio tutto, sia perfetto, come la figura del cerchio, senza inizio né fine.

Le istituzioni rispondono

Le istituzioni rispondono e l’evento viene patrocinato dalla Regione Abruzzo, dal Comune di Loreto Aprutino e dal Comune di Penne con la presenza dei rispettivi rappresentanti, Vice Presidente del Consiglio Regionale Antonio Blasioli, Sindaco Renato Mariotti, Vice Sindaco Federico Acconciamessa, consigliere Mario Semproni in vece del Sindaco Gilberto Petrucci. Presente il Presidente dell’A.N.P.I. Nicola Palombaro e il Presidente del Consiglio Comunale di Loreto Aprutino Massimo Pica che, insieme a tutti i componenti del Consiglio, ha votato all’unanimità il conferimento della cittadinanza onoraria a Carlo Bonfiglio nel giugno del 2024.  Apprezzatissima la presenza dei rappresentanti del Consiglio dei Ragazzi, la Sindaca Maya ed il vice sindaco Marco. A loro, la consegna simbolica dell’ulteriore compito di raccontare la storia di Carlo ma anche quella di Francesco, perché la costruzione della memoria è un processo che parte dal basso, che va affrontata a prescindere dall’amara considerazione che rivela proprio Marco “ Noi non abbiamo ancora studiato la Seconda Guerra Mondiale ma dopo tutto quello che avete detto come è possibile che, oggi, allora ci sia ancora la guerra nel mondo?”.

Domanda difficilissima, forse ha ragione Semproni, la storia non è magistra vitae, forse la guerra non è mai finita o forse è scoppiata la Terza Guerra Mondiale e noi non ce ne siamo accorti. O forse possiamo, nello scorrere delle nostre quotidianità, nei nostri micro mondi, avere cura dell’umanità e disobbedire di fronte alla disumanità, da qualunque parte essa provenga. Intanto, il sindaco Renato Mariotti, prendendo sotto braccio Semproni, si impegna pubblicamente a fare in modo che quel sacrario sia oggetto di azione di decoro e pulizia da parte di entrambe le amministrazioni. Alla fine un piccolo buffet offerto da Gianluca Buccella, consigliere comunale ed editore de Lacerba ha permesso di abbracciarsi e condividere suggestioni con quello che, da oggi, sarà per sempre la comunità di Carlo Bonfiglio: oltre ad Alessandro Lepore erano presenti Antonietta Di Tullio, figlia dei coniugi che ospitarono Carlo, Teresa Nobilio che abitava nella casa dove Carlo venne processato, Luciano Gelsumino che ha ritrovato il documento dei partigiani della “Banda Pescara Nord” alla quale Carlo aveva aderito senza però aver mai praticato, Roberto Di Camillo, la cui mamma aveva lavorato nei campi con Carlo ed ogni volta piangeva nel ricordarlo. Tanti anche gli insegnanti, ormai in pensione. che negli anni ’90, si prodigarono per far partecipare i loro alunni alle commemorazioni che si svolgevano al cimitero e che avevano creato, con i commilitoni di Carlo, un vero rapporto di amicizia. Questo sacrario, dicono alcuni, dovrà essere l’occasione per ritornare a coinvolgere la Scuola nel ruolo attivo di conoscenza e di salvaguardia dei valori della pace, appello che ha fatto suo il Presidente dell’A.N.P.I. dando piena disponibilità per progetti futuri.

Un momento della cerimonia
da sx: Nicola Palombaro, Antonio Blasioli, Renato Mariotti, Francesco Di Pietro, Mario Semproni
Emozioni

Disvelata la lapide, una fotografia rimarrà nei cuori. Un’ immagine che non vedrete pubblicata in nessuna bacheca facebook perché è svanita nell’attimo in cui, nel cielo terso, la preghiera di Don Marco Antonio Fernandez Angulo, parroco di San Pietro, si è librata ed atterrata sul profilo, segnato dalla luce del sole, dei due avieri della 133ma Squadriglia di Pescara. Inviati dal capitano Pasquale Lettieri che, purtroppo, non è potuto essere presente ma che ha voluto comunque che l’Aeronautica Militare fosse rappresentata. Quel filo spirituale invisibile ha rinnovato il riposo in pace del giovane Carlo e dei suoi commilitoni. Un volo ha ricongiunto i ragazzi dell’Ippogrifo 1943 nei cieli eterni dove la parola pace è una condizione e non una trama di una bandiera. Loro sono morti ma vivranno per sempre grazie a Francesco. E questo, è alla fine, il senso della storia nella storia. Ad imperatura memoria.

Sabrina de Luca

 

Da sx: la Sindaca Maya ed il vicesindaco Marco ( Foto di Lino Rosetti)
Renato Mariotti e Mario Semproni ( Foto di Lino Rosetti)
La testimonianza del dott. Alessandro Lepore ( foto di Lino Rosetti)

 

Sacrario Carlo Bonfiglio a Contrada Fonte d’Anto’-Colle Stella- Penne

 

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