PENNE – Bisognerà attendere il 19 febbraio per sapere se il procedimento dell’inchiesta sulla realizzazione della strada mare-monti resterà a Pescara o finirà a daltro tribunale.
Il gup Sarandrea si è riservato di decidere sulle eccezioni di incompetenza territoriale avanzate dai difensori di alcuni tra i 13 imputati. Eccezioni riferite ad esempio al reato di falso che secondo l’accusa è radicato a Penne e che invece per le difese è dell’Aquila; o sulla corruzione che dovrebbe finire a Roma dove ci sarebbe stata la discussione sui compensi di Strassil. L’inchiesta ruota sulla costruzione di questa strada il cui appalto fu aggiudicato al gruppo Toto per 32 miliardi di lire. Fra gli imputati ci sono Carlo, Alfonso e Paolo Toto ma anche l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, all’epoca presidente della Provincia. Al centro dell’inchiesta anche il danno patrimoniale di rilevante entità che sarebbe stato arrecato allo Stato con quell’opera che finiva per invadere anche la riserva naturale. Si parla pure della maxi truffa che vede protagonista l’ingegnere romano Carlo Strassil che è in compagnia di Fabio De Santis, ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana, l’ingegnere che finì in manette per l’inchiesta sul G8. Fra i reati contestati corruzione, concussione e falso.