“Monopolio giuridico della violenza è quello in cui la violenza pubblica prevale su quella privata..perché la eccede, la supera in violenza. Perché è ancora più violenta e dannosa” (Alberto Burgio, Adriano Zamperini “Identità del male. La costruzione della violenza perfetta”, Franco Angeli Edizioni, 2013).
Il comune di Penne, svergognato e impudente, oltre ogni dire, anche grazie alla connivenza di organi, organetti e organucci in teoria preposti a controlli e repressioni delle condotte omissive, illegittime e illegali della pubblica amministrazione, esercita, sempre più spudoratamente, una violenza inaudita sugli utenti dell’Albo Pretorio e della “Sezione Amministrazione trasparente” del suo sito web. Lo fa, ormai da lungo tempo, con la forza sgraziata della ciarpameria e inettitudine che lo caratterizzano, deprivando in più modi i cittadini/utenti del diritto di accesso ad atti. Glielo impongono norme di ogni livello, persino domestiche, perché scritte nel suo Statuto (quale, lo vedremo presto). Eppure, ancora in questi giorni, la maggior parte dei più importanti atti dell’ente non si riesce a scaricarla dall’Albo. Per esempio, tutti quelli connessi all’approvazione del bilancio di previsione e diversi altri ancora. Quasi nessuna delle pubblicazioni dal n. 2016/855 al n. 2016/840 si apre! Il funzionamento dell’Albo Pretorio del comune di Penne e la sua gestione sono uno scandalo assoluto, tante volte denunciato da Lacerba. Ormai, per le sue dilaganti disfunzioni, estrinseca, come detto, una sicura violenza pubblica, condita di cinica, strafottente e intollerabile presa per i fondelli di chiunque eserciti il diritto di accesso agli atti. E’ il caso di ribadire l’invito, a chi nella Stamberga vi abbia parte in causa, di limitarsi a prendere per i fondelli i propri parenti, stretti e larghi, o gli amici, se consenzienti; sul resto del prossimo non sono autorizzati a sfogare frustrazioni generate dalla pratica sovversiva di una legalità mentecatta e pippaiola. Le “pubblicazioni” non accessibili sono, ovviamente, nulle e la nullità travolge anche l’efficacia degli atti se subordinata alla loro pubblicazione e per la durata prescritta. A proposito di durata, un’ennesima pirlata buroimbecillocratica è stata la pubblicazione (si fa per dire, non si scaricava..) della delibera consiliare relativa al bilancio consuntivo 2015 (oltretutto bocciato dall’Organo di Revisione). Apparsa nell’Albo Pretorio (e non anche in “Amministrazione trasparente”) il 12 luglio 2016, era non solo inaccessibile ma pure segnalata in pubblicazione per soli 3 giorni, fino al 14 luglio, e infatti è stata poi rimossa dalle pubblicazioni in corso! C’è un cranio, nella Stamberga, capace di indicare la fonte legale per derogare al termine di 15 giorni fissato dall’art. 124 tuel per la pubblicazione delle delibere? Si tratta, da parte della Stamberga pennese, di bieche e oscene violazioni di suoi obblighi, ormai reiterate oltre ogni limite di decenza e di sopportazione e che, per un’amministrazione pubblica, equivalgono alla bestemmia in chiesa da parte di un prete. Denotano anche l’irremovibile ed enorme scostumatezza dell’ente, a cui è ben noto che spreca soldi, succhiati alla gente come un’idrovora, per la fornitura di un servizio che è solo una gran chiavica, per pessima funzionalità del sistema, peggiorato con inutili modifiche a giugno, come denunciato da Lacerba, e per la sua gestione. La lavorazione degli atti da pubblicare è da manicomio se è vero che, prodotti in digitale, verrebbero stampati e ridigitalizzati per la pubblicazione, sprecando tempo e denaro! Il comune di Penne è perfettamente al corrente del suo irresponsabile operato per la trasparenza e per la pubblicità degli atti, anche per i tanti interventi di Lacerba, per diversi accesi civici, per dirette proteste più volte esternate nella Stamberga, costretta a rilasciare decine di chilogrammi di copie cartacee degli atti inaccessibili. Questa sua consapevole e inarrestabile violenza coarta la volontà degli utenti costringendoli ad accessi agli uffici comunali dispendiosi, anche in termini di tempo, dovendoli pure subordinare ai loro assurdi orari e alla disponibilità a singhiozzo di taluni di essi, per visionare atti in “falso” corso di pubblicazione od omessi in Albo. Un’attività suppletiva da cui deriva un danno certo di tempo e di costi per lo stesso ente. L’alternativa, costrittiva, è quella di tollerare ob torto collo le violazioni dell’ente e rassegnarsi alla negazione del diritto di accesso telematico. E’ incredibile che tutte le associazioni che predicano legalità e trasparenza come bizzoche inconsolabili tacciano, simili a sepolcri imbiancati, di fronte allo strame di regole e diritti perpetrato dal comune per l’Albo Pretorio e la Sezione “Amministrazione trasparente” del suo sito, servizi fondamentali e imprescindibili. Quel silenzio generalizzato è stridulo come un latrare di cani ma tipico dei mammozzi della legalità! La somma della violenza comunale, omissiva e canzonatoria, e dell’attivo e diffuso disinteresse manifestato dalla c.d. classe dirigente, richiede urgenti e articolate iniziative per rieducare e responsabilizzare i “violenti” e ristabilire, con l’ausilio di più fonti, un riequilibrio nei rapporti tra i cittadini-utenti e la Stamberga scostumata e peracottara che ne conculca i diritti. Povera Penne!
Giovanni Cutilli