FARINDOLA – Il gup Di Fulvio ha deciso che sì, l’onorevole Romano Scarfagna (assistito dall’avvocato Matteo Di Tonno) può costituirsi in giudizio, come elettore, al posto della rinunciataria amministrazione farindolese, nei confronti dell’attuale sindaco De Vico (indagato però come consigliere di maggioranza nel 2008) e dell’allora sindaco Giancaterino, oltre ad altri ex amministratori ed ai cugini Del Rosso: il Pm ha chiesto il processo ipotizzando la corruzione. I fatti si riferiscono all’ampliamento contestato concesso all’Hotel Rigopiano a colpi di maggioranza quattro anni fa.
Scarfagna era consigliere di minoranza, ma ha esercitato la cd. azione popolare, quella prevista dall’art.9 del T.U. sulle autonomie locali laddove prevede che un elettore può costituirsi in giudizio qualora questa possibilità spetti al Comune o alla Provincia. E infatti il Comune di Farindola è stato individuato dalla procura della Repubblica come parte lesa, dunque danneggiata. Ma la giunta De Vico ha deliberato di restare fuori dalle aule di giustizia, ritenendo di non aver subito danni da quell’ampliamento concesso a pagamento. Per ora c’è solo l’autorizzazione del giudice dell’udienza preliminare a Scarfagna di chiedere i danni, al posto dell’amministrazione, agli indagati. Il loro rinvio a giudizio comunque non ancora c’è. Ammessa alla costituzione di parte civile anche la curatela fallimentare, cioè l’avvocato Iannucci, della Del Rosso srl, la società che gestiva l”Hotel Rigopiano ceduto poco prima del fallimento (2011) alla Gran Sasso Resort srl: un’operazione sub judice. Il riconoscimento della parte civile di Scarfagna è una situazione piuttosto originale con ben pochi precedenti. D’ora in poi però a Penne, ad esempio, può succedere che qualche elettore possa ritenere opportuno chiedere al giudice di fare come Scarfagna nei vari procedimenti penali aperti contro ex amministratori ed attuali funzionari, prendendo il posto lasciato libero dalla rinuncia dell’amministrazione D’Alfonso che, come è noto, fin qui si è costituita alla grande solo nella vicenda della mare-monti, provocando i mugugni di Luciano D’Alfonso. Per le questioni giudiziarie interne il governo di Penne sta lasciando correre senza tuttavia motivare con atto di giunta le sue rinunce. Ha tempo comunque per cambiare idea fino alla prima udienza di ogni dibattimento.