PENNE 1920/2020
ASSETTA, UN UOMO GOL
Trenta reti in due stagioni chiuse al secondo posto. “Penne nel mio cuore per sempre”. Nel ’78 il Sulmona tornò in D, una mezza beffa per i vestini

Bisogna prendere Assetta, dicevano i tifosi della Pennese dopo il terzo posto centrato nel ritrovato campionato di promozione, vinto dal Pineto di Gigi Brandimarte, seguito al ripescaggio post spareggio col Raiano. E proprio nel Raiano di Domenico Carrozza militava l’aitante punta di Alanno. Un vichingo, Amedeo Assetta, che nell’estate del 1977 aveva 23 anni. Forte sul piano fisico e di testa, sapeva concludere con una certa potenza. Carlo Cretara, il mobiliere che allora era il presidente biancorosso, lo ingaggiò in quell’estate per irrobustire l’attacco di Guido Colangelo che si accingeva a disputare una stagione anomala con 17 squadre iscritte, poiché in sovrannumero c’era la molisana Termoli, retrocessa dalla D, inserita nel torneo abruzzese poiché il Molise non aveva un proprio campionato.

SANTA REGINA DELL’ANDATA

Ai nastri di partenza si aggiungevano le altre due retrocesse ,Angolana e Sulmona, poi la Santegidiese (Bernabei, Pigliacelli, Impullitti in attacco, Andrea Iaconi), il Celano e il Penne dentro l’elenco delle favorite. Ogni domenica pertanto c’era una formazione costretta a riposare.“Eravamo un gruppo fortissimo sul piano tecnico e molto unito e con una tifoseria calda ed appassionata come ricorderò sempre. Gente competente e non criticona come mi capitò anni dopo altrove”, ricorda Assetta. In effetti le previsioni vennero rispettate. Fu comunque la Santegidiese di Carlo Florimbi, pur perdendo in casa lo scontro diretto alla quarta di andata con il Sulmona poi battuto al suo domicilio, a chiudere da capolista alla fine del girone di andata con 26 punti, più 2 sul Sulmona dell’allenatore-giocatore Bruno Taverna (36enne) e dell’ex calciatore della Ternana in A Gildo Valle (classe ’43); quindi il Termoli di Bruno Pinna, centravanti ed allenatore, e Pennese appaiati a quota 22, il Cliternum Celano allenato da “Piedone” Manfredini (aveva militato nella Roma) con 20. Prima dello scontro diretto con gli ovidiani, il 1978 si era aperto male per i pennesi battuti a Tortoreto per 2 a 0. La doppia trasferta si concluse come peggio non si poteva: il Sulmona sconfisse per 3 a 0 la Pennese nello scontro diretto in casa arbitrato dal romano Giudice il 15 gennaio ’78 alla terz’ultima di andata. Un rigore di D’Alessandro alla mezz’ora, poi Franceschini e ancora D’Alessandro nella ripresa definirono la batosta per Palma e compagni. Taverna schierò: Marrama, Pezzella, Rossi, Franceschini, Cistola, Ricotta, D’Alessandro, Ferrone, Di Paolo, Di Bacco (dal ’60 Gildo Valle), D’Ulisse. Colangelo rispose con Liberati, Macrini, Giannetti, Ranieri, Luciano Marini, Palma, Assetta, Antonello Marini, Florideo Pilone, Mauro Di Pietro, Di Federico (dal ’58 Antonioli) come ricorda Luigi Carrozza, il giornalista de Il Messaggero. Ma un mese dopo accadde un fatto che sconvolse la Promozione abruzzese e comunque tutto il calcio italiano.

IL CASO CELANO

Il 19 febbraio sul campo neutro di Avezzano il Cliternum Celano  affrontava nella gara di ritorno il Raiano. A dirigerla, l’arbitro Franco Pasquini di Lanciano, già nell’organico di chi dirigeva fuori regione. Si concluse anzitempo per la sanguinosa aggressione dei tifosi marsicani che invasero il campo a pochi minuti dalla fine colpendo il direttore di gara. Si era sull’1 a 0 per il Raiano dopo che al Celano Pasquini aveva annullato una rete ed espulso un giocatore per parte. Lì per lì uscì la notizia che Pasquini fosse morto all’ospedale di Avezzano dove fu a stento condotto, ma fortunatamente così non fu. Il Cliternum si lamentava da tempo degli arbitraggi e due settimane prima a Tortoreto i suoi sostenitori avevano duramente contestato l’arbitro e perciò aveva subito tre turni di squalifica al  campo. L’aggressione selvaggia di Avezzano sarebbe stato il culmine di una tensione motivata a Celano dal pregiudizio nei confronti della propria squadra, con l’accusa al vertice federale abruzzese di spingere verso la D la Santegidiese a scapito anche dello stesso, blasonato Sulmona. Il pestaggio di Pasquini, che confessò di aver visto la morte in faccia, indusse la Federcalcio a decidere una linea durissima. Il Cliternum venne così radiato seduta stante (e Contestabile anche) e tutte le sue partite fino ad allora giocate vennero invalidate. Questo però provocò al già anomalo campionato un danno certo per la Pennese che contro i forti marsicani incarnati da Ciciotti, Andreetti e Vergari aveva vinto  4 a 1 al comunale vestino (13 novembre 1977, doppietta del solito Assetta, gol di Blasioletti e Antonello Marini), mentre alla quindicesima giornata il Sulmona aveva perso nella fossa del Bonaldi marsicano dove l’anno prima i tifosi locali avevano aspettato in un clima di tensione per due ore l’uscita di Liberati.

Ai biancorossi di Assetta, che avevano liquidato in casa anche il Termoli di Bruno Pinna per 3 a 1 (reti di Luciano Marini, l’immancabile Assetta e Di Federico), vennero così tolti i due punti e nel girone di ritorno da poco cominciato l’esclusione del Celano influì sulla rincorsa alla testa della classifica. “Avevamo anche perso qualche punto in maniera ingenua”, ricorda Assetta. “Ad esempio quello con l’Angolana in casa: vincevamo per 2 a 0 con una mia doppietta e a pochi minuti dal termine di un pomeriggio freddissimo Colangelo mi sostituì con Antonello Marini. Andai sotto la doccia e quando chiesi ai compagni come fosse finita, mi sentii rispondere della rimonta subita: ci rimasi davvero male”.  Era l’11 dicembre 1977 mentre il Sulmona rifilò una tripletta al San Salvo. Un altro punto sprecato fu quello con il Sagittario Pratola sconfitto per 2 a 1 invece all’andata: 0 a 0 al comunale, era il 12 marzo 1978, nella stessa domenica in cui il Sulmona perdeva a Silvi (3-2). La domenica seguente turno di riposo, mentre il Sulmona vinse e allungò ancora. Dunque, fra riposi forzati e punti sottratti o sprecati, la Pennese arrivò al 7 maggio 1978 quando con un gol di testa di Assetta centrò la quarta vittoria di fila (4-0 al Chieti Scalo, 3 a 0 a Città Sant’Angelo, 2-1 al Tortoreto) battendo la Santegidiese (0-0 all’andata), sempre con un’incornata di Assetta, scavalcandola e ponendosi all’inseguimento finale del Sulmona, con due partite in più, distante però 7 lunghezze pur se atteso al confronto diretto. Colangelo prese i due punti anche la settimana dopo a Silvi, in contemporanea Taverna si liberò anche dell’ostacolo Termoli battuto 3-1 in casa.

TRE GOL AL SULMONA, MA INUTILI

Domenica 28 maggio ’78 Mauro Di Pietro e compagni battevano anche gli ovidiani che però avevano festeggiato la domenica precedente, rifilando 5 gol al Montorio retrocesso, il ritorno in D dopo una sola stagione in promozione. Finì 3 a 1: tutto nella ripresa con doppietta di Antonello Marini che incrementò il vantaggio di Mauro Di Pietro, D’Ulisse segnò il gol della bandiera. La partita, diretta da Boni di Corropoli, vide Colangelo mettere in campo: Liberati, Castorani, Giannetti, Ranieri, Luciano Marini, Macrini, Assetta, Di Federico, Antonello Marini, Di Pietro e Pilone. Sull’altro fronte: Girella, Mezzadri, Rossi, Franceschini, Ricotta, Cistola, D’Alessandro, Piero Di Paolo, Bacchiocchi (ex della Romulea) e D’Ulisse. Dopo quella vittoria, dunque, il Penne salendo a quota 41 poteva solo difendere il secondo posto: disponeva ancora di due altre partite (a Luco e in casa con il San Salvo), mentre il Sulmona (46) riposava due volte (con il Celano e quello di calendario). Tra l’altro, la domenica successiva i vestini pareggiarono in bianco a Luco dei Marsi e all’ultima gara batterono il San Salvo chiudendo a 44 punti. Proprio a meno 2 dal Sulmona: pur non risultando mai nell’arco della stagione a distanza ravvicinata della prima in classifica, ai biancorossi mancarono esattamente quei due punti ottenuti con il Celano, ma revocati a causa della sua radiazione. Una mezza beffa.

Formazione della Pennese 1977-1978

                    di Berardo Lupacchini

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