PENNE 1920/2020 FISCHI E BEFFE CON IL SILVI E IL CITTADELLA
Così in quel ’79-’80 il Penne fu fermato in campionato e in coppa. Ma il futuro era già scritto

di Berardo Lupacchini

PENNE – L’entusiasmo del dopo Ischia portò alla luce l’attività di Radio Penne, una delle prime emittenti del panorama nazionale che, grazie all’impegno dell’indimenticabile Biagio Di Norscia, e con lui anche di Giuliano Palumbo, Pasquale Scotucci e Luciano Gelusmino, consentiva ai tantissimi che non potevano seguire in trasferta il Penne di  sapere come stessero andando le cose in campo. Dove si muoveva anche Ferdinando Bevilacqua con la sua macchina fotografica. Un altro personaggio di quegli anni e che poi compose l’inno ormai famoso del Penne è Francesco Gentile, uno stimato pittore che ha raccolto consensi specie per la sua attività su Padre Pio. Insomma, l’inizio degli anni ’80 li vide tutti protagonisti. Sul campo, la Coppa Italia vede lo squadrone di Guido Colangelo, del suo vice Rocco Core, del presidente Carlo Cretara e del segretario Bernardo Toppeta proiettato ai quarti di finale nel doppio confronto con i padovani del Cittadella (in alto la formazione che disputò la partita a Cittadella).

Quando si conobbe l’avversario di Coppa, cioè prima di Pasqua, il campionato viveva grazie al testa a testa con il San Salvo di Taverna che sarebbe stato ospite all’ultima giornata sulla terra del comunale per uno scontro diretto che appariva decisivo. La domenica dopo Pasqua, il 13 aprile, è in programma Pennese-Silvi. I teramani, guidati da Edmondo Prosperi, già capitano del Pescara calcio dove ebbe la fama di giocatore amante della bella vita,  non se la passavano bene nei bassifondi della graduatoria. Una gara che per il Penne è fondamentale a quattro turni dalla conclusione e avendo in mente appunto la sfida finale in casa con la capolista che dista una sola lunghezza. Il comunale è al solito strapieno. La gara non facile si conferma tale con i silvaroli ben chiusi. Falli e scorrettezze infiammano i tifosi memori del rigore decisivo dell’andata (Il Messaggero lo definì un grosso regalo dell’arbitro) quando Bronico il 25 novembre 1979 punì la Pennese. Dionisi di Paganica, designato ad arbitrare la sfida di ritorno con il Silvi, non sembra in giornata. Il Penne recrimina per un paio di irregolarità nell’area ospite su cui il direttore di gara sorvola.

Il primo tempo è senza reti. Nella ripresa i vestini passano con Florideo Pilone. Ma che la giornata nasconda insidie assortite per i padroni di casa lo si capisce quando divorano letteralmente il raddoppio in almeno tre circostanze. I tifosi beccano Prosperi che reagisce, a detta loro. I carabinieri sono allertati, costretti a rinforzare il cordone di sicurezza più tardi, quando il Silvi, in un recupero piuttosto lungo ed immotivato, pareggia con il terzino Mancinelli in mischia fra le proteste per una carica a Liberati dopo un calcio d’angolo. C’è un tentativo di invasione di campo all’altezza delle panchine, Dionisi raggiunge gli spogliatoi accompagnato dai carabinieri che lo faranno uscire due ore dopo in un loro pulmino: la sua auto risultò danneggiata. Il Penne si lamenta: Liberati lo ricorda ancora come un arbitraggio scandaloso in quella domenica 13 aprile in cui i vestini falliscono un sorpasso forse decisivo, considerando che ospiteranno il San Salvo all’ultima giornata. La squadra di Taverna conserva così il minimo vantaggio, pareggiando ad Atessa (all’undici di Graziani viene annullata una rete) e sale a quota 34. Il comunale di Penne viene squalificato per una partita e la domenica successiva Severo e compagni si recheranno proprio a Paganica dove risiede Dionisi (il figlio è attualmente arbitro in serie B). Un Penne nervoso, finisce per perdere 2 a 0 dopo essere rimasto in nove uomini per le espulsioni di Gioioso e Vincenzo Pilone che protestano per la seconda rete dei locali. La testa della classifica si allontana definitivamente anche perché il 27 aprile sul campo neutro dello stadio di Chieti i biancorossi non vanno oltre un opaco zero a zero con la Val di Sangro: un’altra partita dominata ma non vinta.

(tifosi del Penne a Cittadella)

La stagione, per quanto riguarda il campionato, è finita: il San Salvo con 38 punti a un turno dalla fine è promosso matematicamente per cui lo scontro diretto programmato a Penne all’ultima giornata non potrà cambiare alcunché. Resta il palcoscenico della Coppa Italia. Il primo maggio è una giornata di pioggia, il campo pennese che riapre dopo gli incidenti di fine partita col Silvi è una palude. Il pesarese Bonci dà il via al confronto, i veneti sono seguiti da una nutrita e simpatica rappresentanza di tifosi. C’è il tutto esaurito, il Penne scende in campo con Liberati, Gioioso, Giannetti, Palma, Vincenzo Pilone, Macrini, Florideo Pilone, Di Primio, Di Federico, Di Pietro, Severo. Mister Roberto De Bortoli per il Cittadella risponde con: Pierobon, Cinamoni, Pacuola, Carollo, Pigarolo, Marchi, Moresco, Scarpin, Sandri, Lovato, Rosa. Una partita che la Pennese gestisce bene, non soffrendo quasi mai nonostante il Cittadella sia uno squadrone, ma anch’esso senza speranze di vittoria nel proprio girone di Promozione che segnò la supremazia del Rovigo. Il match sotto la pioggia che dà un po’ di tregua lo risolve Guglielmo Macrini alla metà del secondo tempo imbeccato da un cross di Vincenzo Pilone. L’1 a 0 finale, così come nell’andata con l’Ischia, è un risultato che sta stretto (due salvataggi sulla linea del libero Marchi), ma è tuttavia accettabile e predispone a una gara a testa alta nel Veneto. Saltata Pennese-San Salvo ormai ininfluente (sarà recuperata e vinta dai padroni di casa), in una bella giornata di sole, non meno di 400 pennesi partono per Cittadella, abbinando una visita a Sant’Antonio nella vicinissima Padova. Spalti gremiti nel piccolo impianto “Tombolato” quando Giancarlo Pasinato, cittadellese doc, saluta i suoi concittadini da fresco vincitore dello scudetto con l’Inter di Bersellini di cui è stato un punto di forza. La terna arbitrale è ligure-lombarda: Alberto Faraldi di Imperia è il direttore di gara, gli assistenti sono di Chiari. Colangelo rispetto all’andata deve rinunciare a Giannetti, militare in quell’annata come Di Federico: Liberati, Gioioso, Vincenzo Pilone, Palma, Acciavatti (dalla settima giornata del campionato si è aggregato alla Pennese proveniente dal Pescara primavera), Macrini, Severo, Di Federico, Florideo Pilone, Di Pietro, Di Primio. I veneti partono a razzo, sembrano incontenibili sul proprio prato: all’andata furono frenati dal fango e da una Pennese che in versione casalinga è irresistibile. Pareggia subito i conti Moresco, l’ala destra del Cittadella parso di un’altra categoria.

  ( A Cittadella l’arbitro Faraldi e capitan Palma)

Il raddoppio che eliminerebbe i biancorossi appare in fuorigioco. “Di almeno tre metri”, ricorda Enzo di Federico.  Le proteste dei tifosi pennesi sono veementi: Fernando Somma nello spingere la malmessa recinzione si ritrova di fatto sul terreno di gioco accerchiato dai carabinieri. Il Cittadella realizza anche il terzo gol e per il Penne all’inizio del secondo tempo servirebbe una rimonta con almeno due gol contro un avversario decisamente più fresco ed in palla. A un quarto d’ora dalla fine, un gran gol di Di Federico riaccende le speranze, gelate definitivamente, quando a un minuto dalla conclusione Fabio Acciavatti,  spreca la favorevolissima opportunità del gol che significherebbe il passaggio in semifinale spedendo a lato di un soffio. Il Cittadella vinse quella Coppa Italia dilettanti e la Pennese, che l’aveva cominciata battendo il Chieti Scalo per 2 a 0 (sancì il nuovo esordio in biancorosso di Vincenzo Pilone), pertanto risultò quinta. Non fu solo colpa di arbitraggi contrari, sia pure in momenti determinanti della stagione, a fermare lo squadrone biancorosso. Ci fu anche l’incapacità di mostrare forza d’animo, cinismo e una determinazione degni di quei momenti. La doppia rimonta subita nel finale a Tortoreto, il pari su rigore subito a Guardiagrele (due pali centrati), la sconfitta di Notaresco contro una squadra che poi retrocederà insieme al Guardiavomano, al Carsoli e al Chieti Scalo, la battuta d’arresto a Silvi e il rumoroso pareggio nel ritorno, il ko nello scontro diretto di San Salvo a fine andata finirono per influire. La stagione 1979-’80 finì anche con le ombre sul San Salvo, sul Paganica, il Guardiagrele, il Silvi e la Val di Sangro.

L’ufficio inchieste della Lega Dilettanti indagò senza arrivare a nulla sulle denunce presentate per illecito sportivo. E allora applausi e recriminazioni per la Pennese, protagonista ben nota della Promozione e consapevole dei suoi tanti mezzi, ormai lanciata verso l’Interregionale. Dove arrivò come un treno FrecciaRossa. 

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