SPOLTORE: CONSIGLIO COMUNALE SUL CORONAVIRUS

Nel consiglio comunale di ieri (giovedì 14 maggio 2020) il sindaco Luciano Di Lorito ha presentato una relazione su tutto il periodo emergenziale legato all’epidemia di Coronavirus nel territorio di Spoltore. Una fase che, è l’auspicio di tutti, si sta concludendo e sulla quale è quindi possibile accennare un bilancio. In questo momento ci sono 29 cittadini di Spoltore positivi al Covid-19: “complessivamente si sono ammalate 61 persone, di cui 27 guarite, 20 sono ancora in assistenza domiciliare, 5 in ospedale ma nessuna in rianimazione, 4 sono ospiti di Rsa. Ci sono poi 5 persone, purtroppo, che ci hanno lasciato, e colgo l’occasione per rinnovare ai familiari le mie condoglianze”.

Un bilancio descritto in ogni caso come “pesante” perché anche una sola vita persa è un fatto grave. Ma nel contempo, finora, la diffusione del contagio è abbastanza contenuta. Un risultato possibile, sostiene il sindaco, grazie al senso civico dei cittadini che si sono dimostrati “all’altezza della situazione”. Sono state poi fornite delle stime sugli interventi di controllo: “la polizia locale ha impiegato quotidianamente 8-10 vigili, in alcuni casi anche 12. Tra le 500 e le 600 le persone controllate.”

Circa 3000 le telefonate di richieste informazioni complessivamente rendicontate dalla Polizia Locale. Un ruolo importante è stato ricoperto anche dalla stazione locale dei Carabinieri, guidata da Enrico Bicocca, che ha registrato circa 1000 controlli. Ma il maggiore impegno è stato rivolto all’emergenza sanitaria: “l’assistenza alla popolazione, in particolare delle persone contagiate. Sul nostro territorio abbiamo una Rsa con 110 pazienti, e 2 case di riposo, che ospitano la così detta parte fragile della popolazione. Forse poca attenzione è stata dedicata al mondo sanitario, che dovrebbe curare ma in realtà in questa fase ha generato, per lo meno su Spoltore ma mi sembra di capire un po’ ovunque, dei numeri alti di contagi. L’amministrazione ha cercato di farsi sentire quotidianamente verso i familiari dei malati in un momento di grande smarrimento, perché si è interrotto quasi subito il contatto tra sanità e paziente: ci siamo occupati dunque di sollecitare dimissioni, attivazioni di Adi, prescrizioni mediche, tutto un mondo non ha funzionato nella fase critica: ci sono stati tamponi i cui risultati sono arrivati 20 giorni dopo, i tamponi del primo aprile sono arrivati il 22, le persone vedevano entrare i loro cari nelle ambulanze e poi non ne avevano più notizia, non sapevano a volte neppure se erano ancora vive o morte”.

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