PENNE – “Non mi riferivo ai passati sindaci Marcotullio e Fornarola, mai nominati del resto nel mio intervento in consiglio comunale, ma a quei consiglieri come Bianchini e Ferrante che ora attaccano quest’amministrazione comunale, ma che furono assessori e che sul caso del mancato pagamento alla famiglia Cutilli per l’esproprio delle loro terre oggi fanno finta di nulla!”.

Tenta a suo modo di precisare l’esternazione pubblica, Gabriele Pasqualone, assessore ai lavori pubblici. Attaccando però Ferrante e Bianchini, finisce naturalmente per attaccare anche i due ex primi cittadini che scelsero i due assessori. “Ma c’è stata anche la sinistra alla guida di Penne”, osserva Pasqualone: il pensiero va a Fabrizio De Fabritiis e Donato Di Marcoberardino, primi cittadini ex comunisti. Con Di Marcoberardino lo stesso Pasqualone fu anche assessore per un breve periodo. Di certo, la questione dell’esproprio Cutilli risale agli anni ’70, ma solo nel 1988 la famiglia si rivolse alla giustizia tanto che ad occuparsene fu l’allora commissario straordinario del Comune, il prefetto Luciano Mauriello, il quale diede l’incarico di fronteggiare la vicenda al professor Osvaldo Prosperi che l’ha portata avanti fino alla conclusione decretata dalla corte d’Appello su input della cassazione: 637 mila euro da versare ai Cutilli per risarcirli in relazione alla costruzione di parte del centro socio sanitario del Carmine.

IL 6% DELLA VESTINA GAS SI VENDE: QUANTO VALE? Penne dunque vende il 6% della Vestina Gas srl per poter chiudere i conti con la vertenza, una delle tante ancora in piedi. Il 6% finirà in mani private (Edma srl, la società marchigiana socia di minoranza della SIG spa?), molto probabilmente, e perciò la Vestina Gas diverrà una società mista. Il 6% vale 706 mila euro perché la Vestina Gas, come ha messo nero su bianco per conto del Comune il commercialista Tony Di Nino, ex amministratore della Società Intercomunale Gas spa, vale 14 milioni 695 mila euro che per effetto di una svalutazione del 20% (è stato scelto come criterio di valutazione il metodo reddituale e di conseguenza non è certo che in futuro la maggioranza della società decida di erogare l’utile netto come ha fatto fin qui) scende a 11 milioni 756 mila euro. Il Comune di Penne possiede una partecipazione di maggioranza pari al 57% che scenderà al 51 con la prospettata vendita, dunque. Un asset fondamentale per l’ente vestino che, se dismesso completamente, potrebbe vedere affluire nelle sue esauste casse almeno altri 6 milioni di euro utili a sistemare i suoi buchi pluriennali. Ma ciò non accadrà.

B.LUP.

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