La vita non aspetta

E’ approdato venerdì 9 dicembre a Penne, presso la Sala consiliare del Comune, nell’ambito delle iniziative del Natale Vestino, la nuova tappa del libro “La vita non aspetta”, edito dall’associazione Articolo 3, che raccoglie storie di precari abruzzesi.

“Viviamo un momento drammatico per quanto riguarda il lavoro – dice Antonella Allegrino a capo di Articolo 3 – che diventerà ancora più cupo stando alle ultime statistiche sul lavoro. Stando a una rilevazione più recente, quella dell’Ires Cgil, c’è al momento un'area di sofferenza di oltre 8 milioni di lavoratori, tra disoccupati, inattivi, cassintegrati, precari e part time involontari. Da sfida alla sussistenza gli stipendi medi, fra i 600 e 700 euro al mese, per chi uno stipendio lo ha. Negli ultimi due anni l’occupazione ha subito un crollo di 530mila occupati, che ha interessato prima il lavoro temporaneo e poi le posizioni stabili. Nel frattempo sono aumentati disoccupazione e inattività e si sono ristrette di circa 5 punti percentuali le attivazioni di contratti tempo indeterminato. Tutto questo per sottolineare che le 17 storie di precari che abbiamo raccolto e a cui abbiamo dato voce nel libro, rischiano di diventare presto non più le centinaia di oggi, ma migliaia di voci e nuove storie anche in Abruzzo”.

Il precariato, questo il tema del dibattito, ha visto confrontarsi Paride Solini, assessore alla cultura del Comune di Penne, Silvia Di Salvatore, presidente dell’Associazione  Donne Vestine, moderati da Florangelo Cutilli e introdotti da Antonella Allegrino.  

"La Vita non aspetta" raccoglie storie vere, autografate e in forma anonima di uomini e donne che si sono trovati ad affrontare sia umanamente che concretamente gli effetti della perdita del lavoro. Storie raccolte da settembre 2010 fino agli inizi di maggio, quando il libro è stato presentato, in occasione della Festa del Lavoro e della Giornata nazionale del precariato.
La lettura di una delle storie da parte di una precaria che ha “donato” ad Articolo3 la sua esperienza, ha permesso a tutti gli intervenuti di provare più da vicino le emozioni e gli stati d’animo di chi quelle vicende le ha vissute sulla propria pelle.

 

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