SAN MASSIMO/D’ALFONSO ASSENTE, PROTESTA DAL PREFETTO

Giù le mani dall’ospedale. L’hanno gridato sotto il cocentissimo sole le centinaia di pennesi radunate dal comitato “Salviamo l’ospedale di Penne” che su facebook conta sui 2.000 sostenitori. A Pescara però ne hanno manifestato molti di meno, sostenendo le ragioni di un San Massimo a serio rischio di smantellamento.

In scena l’ennesima protesta negli ultimi dieci anni contro i governi regionali di tutti i colori politici. Dopo aver attraversato corso Vittorio Emanuele il corteo, che si era formato davanti alla stazione centrale, è arrivato alla prefettura. Qui ad incontrarne una delegazione c’è stato solo il prefetto Francesco Provolo. L’obiettivo numero 1 della protesta è stato Luciano D’Alfonso, assente insieme con l’assessore regionale alla salute Silvio Paolucci e al direttore generale della Asl Armando Mancini. “Vergogna!”, ha commentato su facebook Ivo Marrone, fra gli animatori del comitato. E’ stato Luciano D’Alfonso, nel momento in cui era commissario ad acta sulla sanità, ad aver firmato due anni fa, recependo il decreto Lorenzin, la delibera con cui prevede per l’ospedale vestino la declassazione in ospedale per zona disagiata. Vale a dire meno posti letto, meno offerta sanitaria, più rischi per tutti viste le strade. Dagli attuali 85 posti letto scenderebbe a 36 con l’accorpamento dell’area medica già oggi sperimentato per le ferie estive ed un pronto soccorso che, sia pure operativo, non sarebbe specializzatissimo. Tra l’altro, gira ancora la storia dei lavori di ristrutturazione, anche e soprattutto del pronto soccorso, cioè 12 milioni di euro che però stentano a diventare cantiere nonostante vi sia il progetto esecutivo e il Comune di Penne probabilmente stazione appaltante. Contro i provvedimenti di D’Alfonso, e di conseguenza gli atti riorganizzativi della Asl, congelati l’anno scorso per il sisma, pendono davanti al Tar dell’Aquila, in attesa di verdetto da una settimana, i ricorsi dei Comuni di Penne e Popoli. “Hanno deciso lorsignori che a Penne si debba morire e non più nascere”, hanno scritto in uno striscione anche i pensionati dello Spi-Cgil, della Cisl e della Uil. Il riferimento è al punto nascite che non esiste più. In prima linea anche i sindaci dell’area, a partire da Mario Semproni primo cittadino di Penne con quasi tutta la giunta ed i consiglieri, Antonio Zaffiri di Collecorvino, Ilario Lacchetta di Farindola, Donatella Rosini di Carpineto della Nora. Semproni: ”Indebolire così l’ospedale pennese è uno schiaffo alla logica ed al territorio con una viabilità resa più precaria anche dal maltempo dell’inverno scorso. Tra l’altro l’ospedale di Pescara sarebbe nelle condizioni di dover far fronte agli accessi provenienti dai nostri centri e quindi con un surplus di lavoro non indifferente!”. Nuovo appuntamento per lunedì 3 luglio.

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