PESCARA: LA CARITÀ NELLA VERITÀ DEL NATALE
intervista a Tommaso Valentinetti, Vescovo di Pescara-Penne

Dicembre è arrivato e quello che appariva essere un Natale da vivere in modo “normale, parafrasando la formula di Guido Rasi, rischia, come già successo nel 2020, di essere vissuto con le limitazioni causato dal rialzo dei contagi. Ma l’atmosfera, seppur mitigata dalla paura, non toglie a questa festività il significato più profondo della festa più bella dell’Anno, delle tradizioni, delle tavole imbandite, dei regali sotto l’albero, delle luci che ornano balconi e giardini. La festa che più di tutte, accomuna i pensieri per chi ha meno di noi e che, proprio al freddo ed al gelo combatte la battaglia più iniqua, quella contro la povertà. È per questo che, incontrando Sua Eccellenza Arcivescovo metropolita di PescaraPenne Tommaso Valentinetti, oltre ad accogliere il suo messaggio di pace abbiamo voluto proprio a lui chiedere in che modo, nell’area territoriale, la Chiesa si sta adoperando per sostenere quella che è una emergenza continua e che il Covid però ha esasperato tanto da far parlare, nel 2020, di due milioni di famiglie in povertà (più 1,5% rispetto al 2019) e oltre 5,6 milioni di individui.

Eccellenza, c’è stata tra le parrocchie un’organizzazione particolare nell’affrontare i nuovi casi di povertà?

La nostra assistenza è gestita dalla Caritas Diocesana e dall’attività della Fondazione Caritas a cui le parrocchie afferiscono se hanno dei casi particolarissimi. Molte di esse si sono organizzate anche per proprio conto con volontari e liberi cittadini per poter far fronte alle necessità che questo periodo ha portato con se. C’è stata una bella gara di solidarietà soprattutto nel primo momento di pandemia, nel secondo un po’ meno, ma chiaramente la carità, che è una dimensione della vita cristiana, non è venuta assolutamente a mancare.

La Diocesi ha delle case di riposo in gestione? Che difficoltà avete avuto ad amministrarle nell’ultimo periodo?

La Diocesi non ha delle case di riposo; la Fondazione Paolo VI che ha una relazione con la Diocesi aveva in gestione tre case di riposo, adesso ne ha due e la terza è stata chiusa per motivi strutturali. Difficoltà gravi non ne avviamo avute perché siamo stati molto attenti a far si che si rispettassero le norme di contenimento della pandemia in modo tale che, se anche qualcuno si è ammalato, non si è ammalato in maniera grave. Questo nelle case di riposo che sono un po’ fuori Pescara; purtroppo nella casa di riposo del centro di Pescara abbiamo avuto gravi problemi, alcuni anziani sono deceduti, altri invece sono guariti e continuano la loro vita all’interno regolarmente.

Un parere sulla questione dell’allontanamento dalla vita nelle parrocchie. Crisi di fede o crisi dell’uomo?

Secondo me c’è una crisi di identità umana prima di tutto, perché in realtà le persone sono sempre più chiuse in se stesse e sono sempre più arroccate sui propri egoismi. Ovviamente non è un bel momento dal punto di vista dell’esperienza delle relazioni umane, questo bisogna dirlo con molta verità. C’è anche però una grossa crisi di fede, per lo meno di una fede che si pensava di avere ma in realtà non è così evidente e così da praticare come si vorrebbe. Del resto lo sapevamo che questa pandemia ci avrebbe fatto accorrere anche di più della crisi di identità di fede che purtroppo la realtà sta attraversando. Ma questo è un segnale che lungi dallo scoraggiarci e dal metterci in crisi, ci fa capire quanto bisogno c’è nel mondo di nuova evangelizzazione, di dire il Vangelo con tutte le forze, con le parole ma soprattutto con la vita di tutti i giorni, perché così come dice Papa Francesco: “La Fede oggi non si comunica per proselitismo ma si comunica per attrazione.” Quindi, io che vivo una vita di fede attraggo al bene chi purtroppo non lo vive. Se manca questa autenticità, se manca questa verità dell’essere se stessi, si capisce bene che il discorso diventa molto complicato.

Abbiamo chiesto a Sua Eccellenza di lasciare un messaggio natalizio a tutti i nostri lettori de Lacerba ed a tutti i fedeli, ringraziandoLo per il tempo che ci ha concesso

Auguro a tutti un Natale di serenità e di pace, un Natale non chiusi in noi stessi, ma dove si possa tornare a respirare a pieni polmoni ma soprattutto con il cuore e l’anima aperti. È vero che ci sono delle restrizioni che non ci consentiranno grandi spostamenti o grandi incontri, ma ricordiamoci che bisogna avereprudenza soprattutto nei confronti delle persone anziane. Credosia importante che vi sia un respiro grande che ci accomuni tuttinella contemplazione del mistero della natività che ancora una volta diventa speranza per l’umanità affinché si viva in un mondo migliore. Auguri Lacerba!

Domenico Lombardi

 

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