PENNE – Il contagio si allarga: 21 soggetti positivi al coronavirus, fra i quali una quindicina di ospedalieri fra medici (spicca il 67enne sindaco di Penne Mario Semproni, in isolamento domiciliare), infermieri, operatori socio-sanitari e alcune cuoche di un San Massimo sotto assedio.
Si tratta di lavoratori risultati positivi ai test effettuati fra domenica e lunedi dopo cioè che nel pomeriggio di sabato scorso un paziente di 70 anni di Città Sant’Angelo aveva mostrato i segni del coronavirus da una polmonite e trasferito d’urgenza a Pescara insieme con la moglie. Si stanno renedno noti di ora in ora gli esiti dei tamponi: almeno 120 quelli eseguiti sul personale sanitario pennese. Ne deriva un funzionamento ai limiti della normalità, per quanto tutte le strutture ospedaliere siano operative, bonificate e sanificate. Ma fra i dipendenti in servizio si manifesta un certo nervosismo:”Ci hanno lasciati soli. Il direttore sanitario o chi per lui non si vede, nessuna presenza fisica da parte della dirigenza della Asl: del resto hanno portato quest’ospedale alle minime condizioni di sopravvivenza!”, dicono. Dalla Asl si rassicura. Provvede la dottoressa Maria Assunta Ceccagnoli dell’ufficio relazioni col pubblico.”Mi spiace che i colleghi a Penne si sentano così. L’azienda sta facendo di tutto in un momento obiettivamente di straordinaria complicazone. Il dottor Livio Del Duca si occupa della direzione sanitaria del San Massimo (Valterio Fortunato è il dirigente sanitario dei tre ospedali pescaresi n.d.c) e assicura la sua presenza come tutti hanno potuto vedere è accaduto per l’intera giornata di domenica, ad esempio, nell’effettuazione degli oltre cento test sugli operatori. Sono in corso di valutazione alcune misure aggiuntive che saranno poi rese note. Ma nessuno, lo ripeto nessuno, si è dimenticato dell’ospedale di Penne”. Per il quale è stata lanciata una raccolta di fondi sia su una piattaforma (rilanciata sui social anche dall’associazione Salviamo l’ospedale di Penne) sia attraverso un’altra iniziativa promossa dal Rotary Vestino. Nel frattempo, la tensione sociale si è ulteriormente alzata. Per il caso Brioni dove il migliaio di dipendenti occupati nei tre stabilimenti sartoriali di Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova chiede di interrompere la produzione, come alla Sevel. Giovedi ci sarà una pulizia approfondita dei siti e dunque stop alla produizone. Venerdì si riaprirà: a Penne con il doppio turno, altrove con orario normale. Era stata lamentata l’inefficacia delle misure aziendali di contenimento del rischio. In tal senso, il vicesindaco di Penne VIncenzo Ferrante, che sostituisce l’indisponibile dottor Semproni in quarantena, ha inviato una lettera al management italo-francese dell’alta sartoria maschile in cui lo invita ad attenersi scrupolosamente a tutte le prescrizioni delle normative nazionali per la salvaguardia della salute dei lavoratori. Stessa cosa hanno fatto i sindacati attraverso una richiesta firmata dai segretari provinciali.
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