ESCLUSIVO/Sul noir Galluppi, il revisore vuol rifare i conti

PENNE – Roberto Marzetti si è convinto a fare luce sulle ombre che avvolgono la donazione Galluppi, 55 opere quasi tutte sul Novecento italiano.

Il revisore dei conti del Comune di Penne e della Fondazione dei musei cittadini ha voluto farsi consegnare, e dunque lo sta studiando, il dossier sulla donazione accettata nel 2000 dal Comune e formalmente rogata nel 2003 a Roma. Manca però una perizia di stima allegata all’atto di donazione. Su 55 opere donate da Giovanna Vallauri, la vedova del diplomatico Enrico Galluppi (morto nel ’98), all’amministrazione pennese diretta dal sindaco Paolo Fornarola (testimone all’atto pubblico il compianto arazziere Fernando Di Nicola), ben 17 sono di incerta attribuzione: le altre otto pare che fossero destinate al museo civico-diocesano, da tempo fuori uso a causa del sisma del 2009. Lo sostiene Gian Carlo Bojani, l’esperto curatore del museo d’Arte Moderna e Contemporanea. Ecco perché sono solo trenta i lavori descritti nel catalogo, venduto a 15 euro dal MAMeC, dove dall’anno scorso è esposta in due sale la collezione Galluppi, opere del Novecento italiano. I dipinti problematici, da Klee ad Appel, da Michele Cascella a Joan Mirò a Balla fino a Permeke, sono infatti posizionati in un apposito compactus facilmente consultabile nel museo, anziché accantonati in un deposito. Ne deriva che la Fondazione pennese Musei e Archivi onlus (Musap) dispone di un fondo di dotazione, formato anche dalla donazione Galluppi in uso per trent’anni, che però non può essere pari a quel milione e 188 mila euro iscritto nell’atto di conferimento comunale, ma tanto al di sotto: 583 mila euro, cioè la stima totale delle sole trenta opere dalle firme certe e catalogate. La questione ha aspetti tecnici da non sottovalutare in una vicenda che pare gestita alla pennese maniera. Tutto parte da una delibera della giunta D’Alfonso datata 15 dicembre 2011 con cui si descrivono i lavori ospitati dal museo ed i relativi valori di stima. Il pezzo più pregiato (Lacerba n.1 dell’1 aprile 2012) sarebbe quello attribuito a Paul Klee, un artista monumentale, tra i maggiori esponenti dell’astrattismo. Dal Comune si apprende che vale 120 mila euro. Ma se l’olio su tela fosse davvero dello svizzero morto sessantenne nel ’40, al quale Berna dal 2005 dedica un museo esclusivo, varrebbe molto ma molto di più. Del caso sa abbastanza Gian Carlo Bojani, fanese, critico d’arte, già direttore dei musei di Faenza, Pesaro ed Urbania, l’uomo che ha curato il percorso del MAMeC pennese, componente il comitato scientifico della Fondazione, presieduto dal professore pennese Francesco Paolo Di Teodoro il quale ha declinato ogni responsabilità rimandando la palla al Comune. Rivelò Bojani a Lacerba:“Le opere non descritte nel catalogo dell’inaugurazione sono state considerate molto dubbie, cassate praticamente. Siccome a Penne c’era qualcuno che non accettava la perizia ultima di Enrico Crispolti, le opere non sono state ritirate dalla vedova Galluppi, come sarebbe stato preferibile. La signora Vallauri non ha eccepito nulla alle obiezioni ricevute, in quanto sapeva benissimo come il marito lavorasse da patriarca: comprava ovunque e qualsiasi cosa avesse qualche interesse perché poi, specie dopo essere andato in pensione, si divertiva un sacco a giocare alle attribuzioni: giornate intere così passate!”. Sull’opera di Klee, ecco emergere un’ipotesi. “La cosa interessante-rivela Bojani che ha orientato la vedova Galluppi ad operare la donazione in favore di Penne- è che l’opera cosiddetta di Klee potesse essere invece di Bruno Ceccobelli, noto stimatissimo pittore umbro vivente; perché al dire di Crispolti il Ceccobelli talora parrebbe si divertisse, non certo a fare dei falsi, ma a comporre delle varianti di opere di autori celebri”. E’ per questa ragione, spiega Bojani (“non ricordo di aver fatto io comunque le valutazioni”: ma in Comune risulta un pagamento di meno di 3 mila euro a suo nome), che i quadri non ritenuti di attribuzione credibile, fatta dal Galluppi, sono da considerare “sub judice” e perché chiunque potesse dire la sua. “Avrei voluto spiegare io stesso tutto questo, ma poi con il cambio delle amministrazioni la cosa è andata a finire nel dimenticatoio”. La Fondazione dei musei di recente ha fatto intendere che non ha alcuna responsabilità nella vicenda, essendo stata costituita solo un anno e mezzo fa. Infatti ne è la parte danneggiata dalle valutazioni in euro che ne riducono la sua dote patrimoniale. Le stime dei quadri, solo attraverso la delibera comunale del 15 dicembre 2011, sono state rese pubbliche. E così Lacerba ha scoperto i contorni noir della storia su cui ora il revisore dei conti ha aperto un’inchiesta.

OPERE ESPOSTE E STIME
Bartolomeo Pinelli “Costumi romani”, olio su tela: 8 mila
Gaspare Traversi “Mangiatore di spaghetti”, olio su tela: 15 mila
Anonimo sec.XVIII “Veduta di Roma da via Flaminia”, olio su cartone: 10 mila
Giacinto Gigante “Marina”, olio su tela: 10 mila
Giuseppe Palizzi “Bosco con cacciatore”, olio su tela: 35 mila
G.Palizzi “Bosco”, olio su tela: 35 mila
Filippo Palizzi “Natura morta”, olio su tela: 30 mila
F.Palizzi “Natura morta”, olio su tela: 30 mila
Michele Cammarano “Veduta di Orvieto”, tempera su compensato: 12 mila
Onorato Carlandi “Gregge con pastore”, acquerello su carta: 6 mila
Antonio Mancini “Ritratto di donna”, olio su tela: 15 mila
A.Mancini “Figura femminile”, olio su tavoletta: 12 mila
Vincenzo Gemito “Busto di donna”, olio su cartone: 10 mila
Osvaldo Bigioni “Ritratto di bambina”, olio su tela: 12 mila
O.Bigioni “Ragazza”: 8 mila
O. Bigioni “Paesaggio”: 12 mila
Nicola Eugenio D’Antino “Figura di donna” , bronzo: 30 mila
Filippo De Pisis “Scrittoio”, olio su legno: 35 mila
Mario Mafai “Bozzetto Ripetta Lungotevere, olio su legno compensato: 35 mila
M.Mafai “Ritratto di Enrico Galluppi”, olio su tela: 40 mila
M.Mafai “Natura morta con la tuba”, olio su legno: 30 mila
Ennio Morlotti “Vegetazione”, olio su tela: 30 mila
Carlo Barbieri “Nudo di donna”, olio su tela: 10 mila
Orfeo Tamburi “Ragazza dormiente”, olio su tela: 12 mila
O.Tamburi “Vaso di tulipani gialli”, olio su compensato: 10 mila
Luigi Montanarini “Composizione astratta”, olio su carta: 8 mila.
Enzo Bonori “Composizione astratta”, olio su carta: 8 mila
Carlo Mattioli “Paesaggio”, olio su cartoncino: 15 mila.
Nicola Palizzi “Senza titolo”, olio su tela: 25 mila

DIPINTI FUORI CATALOGO (SUB JUDICE) E VALUTAZIONI
Karen Appel “”Senza titolo”, olio su compensato: 35 mila
K.Appel “Senza titolo”, olio su legno: 35 mila
Carlo Barbieri “Tre fanciulle”, olio su tela: 12 mila
Umberto Boccioni “Senza titolo”, olio su tavoletta: 50 mila
Luigi Montanarini “Fiori”, olio su cartoncino: 8 mila
Michele Cascella “Paesaggio”, olio su compensato: 8 mila
M.Cascella “Paesaggio”, olio su tela: 8 mila
Francesco Messina “Cavalli”, multiplo: 5 mila
Constant Permeke “Senza titolo”, olio su tavola: 35 mila
Scipione (Nino Bonichi) “La piovra”: 40 mila
Mario Sironi “Paesaggio”: 35 mila
Enrico Prampolini “Composizione astratta”, olio su tavola: 12 mila
Maurice Iutrillo/Federico Zandomeneghi “Parigi”, olio su tela: 65 mila
E.Prampolini olio su cartone: 10 mila
Joan Mirò olio su carta: 80 mila
Giacomo Balla olio su carta: 10 mila
Paul Klee olio su tavoletta: 120 mila
Anonimo sec.XIX “Santo con barba”, olio su tela: 6 mila
Anonimo sec.XIX “Monaco”, olio su tela: 5 mila
Anonimo sec.XIX “San Francesco”, olio su tela: 5 mila
Anonimo sec.XIX “Cosma e Damiano”, olio su tela: 5 mila
Scuola napoletana “Arcangelo”, olio su tela: 4 mila
Anonimo sec.XIX “Santa con velo azzurro”: 4 mila
Anonimo sec.XIX “Santa Monaca”, olio su tela: 4 mila
Anonimo sec.XIX “Santa con crocifisso”, olio su tela: 4 mila.

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