Sono circa le 8.30 del 29 gennaio 1979. Emilio Alessandrini, come ogni mattina ha appena lasciato suo figlio Marco alla scuola elementare di via Colletta. Pochi metri dopo, all’incrocio tra viale Umbria e via Muratori, fermo al semaforo viene raggiunto e colpito da un commando di Prima Linea.
Alessandrini ha solo 36 anni; un giudice ragazzino, si dirà più tardi. E’ il primo magistrato ucciso a Milano. Il gruppo terrorista è composto da cinque persone; due aprono il fuoco contro il magistrato: otto colpi, di cui due alla testa. Dagli atti del processo si scoprirà che quell’operazione, che segnerà ”una svolta” per il gruppo terroristico era prevista da tempo con il nome di “Operazione Alex”.
La prima rivendicazione arriva per telefono al quotidiano “La Repubblica”. Due giorni più tardi, nel volantino con il quale l’omicidio viene rivendicato dall’Organizzazione Comunista Combattente Prima Linea (Gruppo di fuoco Romano Tognini “Valerio”), Alessandrini viene dipinto come: “uno dei magistrati che maggiormente ha contribuito in questi anni a rendere efficiente la procura della repubblica di Milano” e come “…una delle figure centrali che il comando capitalistico usa…..come macchina militare e giudiziaria efficiente e come controllo dei comportamenti sociali e proletari sui quali intervenire”.
Un altro magistrato, e non sarà l’ultimo, ucciso unicamente perché faceva bene il proprio lavoro.
Il giorno successivo il plenum del Consiglio è convocato al Quirinale: presente anche il Ministro di Grazia e Giustizia Francesco Paolo Bonifacio.
Il Vicepresidente, Vittorio Bachelet, esprimendo solidarietà alla magistratura milanese e a quella italiana “così vilmente colpita dall’efferata violenza di morte” e partecipando al dolore dei congiunti, ricorderà Alessandrini definendolo “magistrato probo, attivo, capace, che faceva onore all’Ordine Giudiziario, noto nella città di Milano e nell’intera Magistratura per le sue qualità professionali ed umane”.
Il Presidente Sandro Pertini, informando il Consiglio di aver deciso di partecipare alle esequie del dott. Alessandrini, affermerà che “…nella lotta contro il terrorismo la Magistratura ha pagato un prezzo di sangue molto elevato per cui è necessario studiare misure operative allo scopo di evitare che i giudici si sentano isolati dagli altri poteri dello Stato”, ed il consigliere Marco Ramat, sul punto argomenterà: “…è necessario dare una risposta politica agli atti di terrorismo, contribuendo ad avvicinare sempre di più il popolo alla Magistratura, per accentuare l’isolamento dei terroristi”.
Il Presidente Pertini, congedando l’Assemblea ed invitando un gruppo ristretto di componenti del Consiglio ad approvare un comunicato stampa sul merito della riunione sottolineerà come “la solidarietà del popolo alla Magistratura dimostra che il terrorismo è un fatto isolato”.
I funerali di Emilio Alessandrini saranno un tributo di popolo. Più di 200 mila persone si riverseranno in Piazza Duomo; una partecipazione massiccia, come già ai funerali delle vittime della strage di Piazza Fontana.
Nel 2013 l’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano verrà intitolata a Emilio Alessandrini e a Guido Galli.
Io vivo a Milano e sono di Penne e l’omicidio del dr Alessandrini mi colpì tantissimo per tanti motivi: barbarie dei terroristi, bontà e passione per il suo lavoro del Giudice, compaesani e anche se non l’ho mai conosciuto personalmente è sempre stato nel mio cuore e dei miei genitori e anche di tutte le persone che conosco e abbiamo parlato de lsuo brutale assassinio.