CON L’ENERGIA BISOGNA USARE LA… TESTA
Penne: Intervista a Chicco Testa ospite della Università della Liberetà “Nicola Perrotti”

“L’errore dell’Europa è pensare di investire sulle rinnovabili per liberarsi dei combustibili fossili ma allo stesso tempo consumare quotidianamente sempre più gas”. A parlare con Lacerba Chicco Testa, presidente di Assoambiente, autorevole esperto e studioso di problematiche energetiche. Ospite dell’Università della Liberetà “Nicola Perrotti” in un incontro sul tema energetico, Testa è stato accolto dall’ avv. Silvia Di Salvatore e dal saluto istituzionale del Sindaco Gilberto Petrucci. Una lectio magistralis di spessore che noi de Lacerba non ci siamo voluti perdere, tanto i temi trattati sono al centro dell’attualità mediatica e popolare, e quello di Testa è stato, ai nostri microfoni, un vero e proprio racconto in cui storia e visione si sono intrecciati paventando un futuro possibile in tema di fabbisogno energetico.

“L’Italia è stata sempre povera di materie prime e di energia. Essendo relativamente dotata di carbone, inizialmente di bassa qualità localizzato nel Sulcis è rimasta legata ai combustibili fossili. Dagli anni ’20 agli anni ’50 ha sfruttato l’idroelettrico. Enrico Mattei fece ricerche su gas e petrolio con l’AGIP e l’ENI e stipulò accordi con il mondo arabo per l’indipendenza dagli Stati Uniti.

Negli anni ’70 le crisi petrolifere portano per la prima volta alla stagflazione, caduta del PIL dovuta ai rincari in valuta estera delle materie prime ed inflazione dal lato dell’offerta di materie prime. Ne siamo usciti col gas, grosso corruttore dato che era in quel momento relativamente abbondante, a buon mercato e più pulito. Nacquero cicli combinati per sfruttare il gas per la produzione di energia elettrica.

Il gas ed il petrolio coprivano però il 15%. L’Europa negli anni ’50 ne uscì col nucleare mentre l’Italia, che aveva realizzato la prima centrale fu fermata dal Referendum. Nasce in questo periodo il dibattito sulla sicurezza energetica e fino agli anni ’60 l’idroelettrico copre fino al 50% del fabbisogno di energia elettrica. La dipendenza dal gas in Europa ha, quindi, radici storiche. La Germania voleva un secondo gasdotto NORD STREAM 2”.

Lucida, attenta ed analitica la delineazione dei rischi di oggi

“Attualmente viviamo un doppio rischio: rischio quantità (che non ci sia energia a sufficienza) ed un rischio prezzo che le famiglie già stanno sperimentando col caro bollette. La situazione continua a peggiorare e soluzioni facili e di breve periodo non esistono, col rischio che la situazione diventi insostenibile nel 2023”.

Parole di plauso esprime nei confronti del premier uscente.

“Draghi, come Mattei ha cercato attraverso il Ministro Cingolani di trovare nuovi fornitori di gas (Qatar, Algeria ed USA) e di dotarsi delle necessarie infrastrutture energetiche raddrizzando il timone”.

Gli ambientalisti lo accusano di incoerenza, perché si è dichiarato a favore del nucleare. La replica è pacata

“L’Italia è il paese dei no, bloccato dalle frange estreme dell’ambientalismo. Mi sento ambientalista ed il nucleare è una delle soluzioni ideali dal momento che non presenta immissioni ed è molto più sicuro del passato. Sta cominciando a dirlo anche Greta! Penso anche che aver vietato le esplorazioni dei giacimenti in Mare Adriatico, dove sono presenti da 80 a 100 miliardi di metri cubi di metano disponibili, sia stato un grosso errore che avvantaggia altri paesi che, invece, estraggono e vendono energia a noi.

La transizione ecologica durerà 30 anni e dovremo coniugare le necessità urgenti attraverso i fossili con obiettivi di lungo periodo (nucleare, risparmio energetico, innovazioni tecnologiche, diversificazione di fonti energetiche verso altri paesi).”

Passando dal “quanto” al “come” ci fa notare “Vi sono questioni della transizione verso le rinnovabili che non possono essere trascurate: la programmazione delle risorse non rinnovabili, per compensarne l’intermittenza e limitare lacune e ridondanze, e l’adeguamento delle reti, sia in alta che in media e bassa tensione. La seconda questione riguarda la capacità della rete sia di media-bassa che di alta tensione non solo di ricevere i nuovi apporti, spesso con potenze importanti, ma anche di trasportare l’energia prodotta là dove deve essere consumata. Gli operatori presentano domande di connessione senza curarsi dello stato delle reti”.

Capiamo che i meccanismi di mercato sono complessi e cercando di capire meglio spiega “Se per mercato dell’energia intendiamo un meccanismo in cui i prezzi dell’energia elettrica sono formati dal libero gioco domanda-offerta consentendo di remunerare gli impianti e stimolare gli investimenti, allora il mercato dell’energia non esiste (quasi) più. Gli squilibri seguiti all’ingresso delle rinnovabili ne hanno cambiato completamente la natura. Occorre prendere atto che la breve stagione della libertà imprenditoriale ha ceduto il passo a quella delle decisioni politiche.

L’ingresso delle rinnovabili, remunerate secondo meccanismi non di mercato, ha cambiato completamente la natura del mercato dell’energia. Il termoelettrico non è più profittevole, ma resta necessario sopperire all’intermittenza delle rinnovabili”.

Nel congedarci poniamo la questione della Centrale Idroelettrica del Comune di Farindola

E’ una centrale piccola di media potenza in grado di produrre una quantità limitata di energia. Purtroppo non c’è più spazio per l’idroelettrico, tutto quello che si poteva sfruttare è stato fatto. Bisogna trattare con ENEL per vedere se vuole negoziare con le comunità locali. Sarebbe molto intelligente costituire una comunità energetica a Farindola ed in altri comuni d’Abruzzo, anche perché arriverebbero finanziamenti statali e la Centrale potrebbe svolgere un ruolo in tale prospettiva.”

Alla fine dell’ incontro la sintesi giornalistica si abbandona ad un dubbio, “Non c’è alcuna crisi energetica, solo una crisi di ignoranza.”

Aldo Di Fabrizio

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