L’azienda – ci dice Luca Piersante della UIL – ha riproposto, nella riunione svoltasi al MISE, le solite slides alla lavagna come il 30 novembre scorso, con piccole modifiche apportate con i mesi di dicembre e febbraio. Sempre con molta enfasi nella esposizione commerciale ed ipotetici di produzione, ma vuoto nei contenuti concreti e reali: lo stesso dott. Malverdi ha detto che sono numeri previsionali e che non ha la sfera di cristallo.
Sono stati esposti I contenuti del piano, il bilancio (voce per voce degli investimenti), ma sullo spacchettamento delle lavorazioni dell’azienda Brioni e del gruppo, non si sono espressi. Di conseguenza siamo stati noi del sindacato a puntualizzare alcune cose: inanzitutto, non crediamo al progetto nonostante i buoni propositi perché si basa solo sulla fatica dei lavoratori che al momento lavorano undici ore e mezzo gratuitamente compreso il sabato; che nonostante tutte queste ore lavorate la produzione in uscita si attesta intorno al 58%; che le perdite negli ultimi due anni ammontano a circa 70 milioni di euro; ci sono spese illogiche e fuori controllo, come ad esempio la consegna di capi al gruppo con mezzi e personale aziendale che provocano perdite economiche fuori da ogni logica; che non vediamo un domani roseo come non lo vedono i lavoratori; che mentono quando dicono che il gruppo è arcifelice di quanto si produca e che la causa dei ritardi nelle consegne, con una non adeguata qualità del prodotto finito, non sono da imputare ai lavoratori; che la formazione del personale è fortemente inadeguata; che siamo davanti ad una situazione aziendale drammatica sotto tutti i punti di vista; che non intendiamo perdere il marchio Brioni perché è un patrimonio nazionale e non solo pescarese; che per martedì, all’incontro per l’integrativo, senza i contenuti che loro non ci forniscono noi non sappiamo di cosa parlare, su quali argomenti ed indicatori da mettere in gioco;
infine, che questa azienda è pensata e governata sulla carta perdendo di vista ciò che invece andrebbe fatto: guardare ed andare a tastare la parte fondamentale e vitale dell’azienda, la produzione.
Non abbiamo ricevuto smentita alcuna, ma loro continuanao a dirci che credono nel piano industriale. Il funzionario del Mise ci ha riferitoo che osserverà e monitorerà da vicino la situazione perché è molto contraddittoria, complessa e complicata. Il tavolo al Mise resterà aperto per ogni evenienza, sia per incontri del genere che per ascoltare le organizzazioni sindacali, in qualsiasi momento se ne registri la necessità o l’utilità.
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