BRIGATE ROSSE, CACCIA ALL’IDENTITÀ DI CHI LE INNEGGIA La questura denuncia i 4 componenti della band P38 LA GANG
per apologia del terrrorismo. Accertamenti sui veri nomi

PESCARA – La polizia non ha le mani legate: ha denunciato per apologia del terrorismo i quattro componenti il gruppo trap “P38 La Gang” le cui canzoni inneggiano alle Brigate Rosse e all’omicidio di Aldo Moro, ma anche il titolare del circolo Scumm di Pescara vecchia Luca Falcone dove c’è stata l’esibizione della band nella serata del 25 aprile. La Digos di Pescara si è dunque mossa immediatamente dopo l’esposto di Bruno D’Alfonso, secondogenito dei tre figli di Giovanni, il 44enne carabiniere pennese ucciso dalle Brigate Rosse il 5 giugno ’75 in ciò che fu la battaglia della Spiotta durante la liberazione vicino Acqui Terme dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia rapito per un’estorsione.

I provvedimenti sono scattati per ora verso ignoti poichè i membri del gruppo sono anonimi: adottano infatti dei nomi di fantasia e indossano sul palco dei passamontagna bianchi. La scottante vicenda è però nelle mani della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia per gli accertamenti sull’identità dei quattro impegnati in un giro d’Italia. Non solo.

All’esposto di D’Alfonso si sarebbe aggiunto anche quello di un altro familiare delle vittime del terrorismo la cui identità non è stata resa nota. Polemiche anche a Reggio Emilia dove il primo maggio, sempre in un locale di area, la band ha suonato. D’Alfonso aveva presentato un esposto anche in quella questura e all’Arma dei carabinieri, tanto più che è un luogotenente a riposo. E’ stato ascoltato dagli uomini del questore pescarese Luigi Liguori anche Paride D’Alfonso, il figlio di Bruno. Era stato lui infatti ad accorgersi della presenza nella città adriatica del gruppo musicale di cui sapeva la tendenza provocatoria al punto che il suo repertorio e le emblematiche immagini che l’accompagnano fanno apparire un’esaltazione di quella violenza che caratterizzò sia da sinistra che da destra gli anni di piombo.

Sui social il giovane figlio di D’Alfonso ha anche subito commenti sarcastici e piuttosto critici per la protesta della sua famiglia. Lunedì mattina al Quirinale, in occasione del ritrovamento il 9 maggio 1978 del cadavere di Aldo Moro nel cofano di una Renault rossa utilizzata come immagine di copertina dei brani musicali dalla band P38, è prevista la giornata dedicata alle vittime del terrrorismo. Davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella, sarà proprio Bruno D’Alfonso a parlare a nome dell’Aiviter, l’associazione delle vittime. “Farò senz’altro riferimento alla vicenda affinchè si capisca che certe provocazioni sono molto pericolose e suonano come uno sfregio”.

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