ABRUZZO: APPELLO DELLA BELLINI “STERILIZZIAMO E CONTROLLIAMO”
I dati ufficiali forniti dall’Assessore Verì

ASCOLTIAMOLA!

Montesilvano: Carmelita Bellini, presidente dell’Associazione Dog Village: sterilizziamo, controlliamo e sosteniamo

E’ di fondamentale importanza dare priorità alla sanità animale, e quindi intervenire sterilizzando. Nel corso di questi lunghi anni di mio impegno personale, diretto ed importante in favore della tutela animale e della lotta al randagismo, ho assistito a numerosi convegni di esperti e veterinari che riconoscevano nella sterilizzazione l’unica arma efficace per proteggere gli animali dai tumori all’utero ed alle ovaie. Oltretutto sterilizzare significa anche evitare cucciolate indesiderate, spesso anche numerose. Che poi che fine fanno questi cuccioli? È vero che la legge impone di inserire loro il microchip entro 60 gg dalla nascita, ma se chi li adotta non adempie agli obblighi di identificazione che succede? Che al primo ripensamento, al primo problema, quei cuccioli senza microchip, verranno scaricati davanti ad i canili andando ad ingrossare le fila dei (finti) randagi mantenuti con i soldi pubblici. Si consideri poi che quasi nessun Comune ha il canile, motivo per il quale si lavora molto con le Convenzioni, e poiché le gare di appalto spesso sono vinte al ribasso, ecco che quel cucciolo verrà mantenuto in vita a 2,50 euro al giorno, se non addirittura meno! Ecco perché a mio avviso la sanità animale dovrebbe intervenire per dare un supporto alle famiglie in difficoltà, almeno alle monoreddito, per aiutarle ad intervenire con la sterilizzazione, in modo da poter spezzare a monte questa triste catena di dolore.”

A che punto siamo  L’Assessore Verì ci ha fornito la Relazione Anno 2020 sulla prevenzione del randagismo Decreto 6 Maggio 2008 rimessa al Ministero della Salute, dal Servizio Sanità Veterinaria, per aiutarci a fare luce sul randagismo locale, sul quadro normativo di riferimento e suquali siano gli interventi implementati per fare prevenzione e controllare la diffusione del fenomeno.

Normativa di riferimento La legge quadro 281/91 in materia di “animali di affezione e prevenzione del randagismo” ha aperto una nuova era sulla tutela e sulla prevenzione dei maltrattamenti degli animali d’affezione, nonché sulle responsabilità e sui doveri delle pubbliche istituzioni e dei proprietari. La Regione Abruzzo, nel corso del tempo, ha emanato diverse leggi regionali applicative della L. 281/91, di cui l’ultima in ordine di tempo è la L.R. 13/12/2013 n.47anch’essa finalizzata a realizzare un corretto rapporto uomo animale e tutelare la salute pubblica e l’ambiente. La legge disciplina ogni aspetto della gestione dell’animale: le condizioni di vita, la protezione, il trasporto, la detenzione, l’abbandono ed insiste sugli strumenti di lotta, sui ruoli degli attori in campo, sulle strutture di ricovero nonché sulle sanzioni da applicare. Inoltre, passo inavanti rispetto al passato, viene introdotta la previsione del divieto di utilizzo della catena o di qualunque altro strumento di contenzione similare per gli animali d’affezione, pratica spesso riscontrata nelle nostre campagne.

Contro il randagismo chi scende in campo L’applicazione pratica della norma è frutto di lavoro e responsabilità condivise tra diversi attori: a livello istituzionale vengono coinvolte la Regione per compiti programmatici e di indirizzo, i Servizi Veterinari di sanità animale delle A.S.L. – per quanto attiene, ad esempio, la gestione dell’anagrafe, dell’accalappiamento, dei controlli sanitari, vigilanza e pronto soccorso – ed i Comuni, in qualità di responsabili di tutti i cani e gatti vaganti senza proprietario sul proprio territorio. Di supporto alle istituzioni vi è poi tutto il mondo del volontariato e dell’associazionismo in cui la Regione Abruzzo ha creduto moltissimo regolandone l’esistenza attraverso appositi Albinel 2020 si contavano  439 guardie zoofile abilitate e 24 associazioni protezionistiche distribuite su vari ambiti – cui la Regione ha affidato compiti di supporto nell’azione di governo del territorio per la prevenzione del randagismo e dei fenomeni di maltrattamento. Di supporto ai cittadini è stato inoltre attivato, già dal 2000, un Numero Verderegionale attivo tutti i giorni della settimana che nel solo 2020 ha gestito 210 richieste di intervento. E, di supporto ai randagi feriti o malati in condizioni critiche esiste un protocollo di collaborazione con la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo per le attività di alta specializzazione che, nel solo 2020, è intervenuta su 213 animali.

Strutture e dati Con la Legge Quadro 281 è stato abolito il modello dei canili “anticamera della morte” esistenti prima del ’91, quando la soppressione dell’animale ritrovato e non reclamato, eral’unico atto di controllo del vagantismo canino e felino. Oggi la normativa regionale distingue tre tipologie di strutture deputate all’accoglienza ed al ricovero dei randagi: i canili sanitari – strutture pubbliche di prima accoglienza in cui vengono ricoverati i cani immediatamente dopo la cattura o il ritrovamento –   i canili rifugio – strutture pubbliche destinate al ricovero prolungato dei cani, ovvero fino all’adozione o alla morte, e gli Asili – strutture private destinate al ricovero permanente di cani e gatti. Nell’anno 2020, erano 22 i ricoveri iscritti all’Albo regionale, di cui 5 canili sanitari, 11 Rifugi e 6 asili, ed è proprio la movimentazione degli ingressi e delle uscite dei cani da questi luoghi a fornirci una lettura complessiva della situazione del randagismo su uno specifico territorio. 

In Abruzzo, in linea con la tendenza positiva riscontrata a livello nazionale dai dati del Ministero della Salute riferiti al 2020, il randagismo sembrerebbe un fenomeno in diminuzione con notizie confortanti soprattutto con riferimento alla riduzione del numero di cani entrati nei canili rifugio e all’aumento delle adozioni. Sempre secondo la Relazione dell’Assessorato infatti, nel 2020 sarebbero 3.369 i cani entrati nei canili sanitari e 1.114 quelli entrati nei canili rifugio, contro i 1.901 dell’anno precedente, con un netto raddoppio delle adozioni che da 1.355 del 2019 sono passate a 3.073 nel 2020.

Fare qualcosa di concreto partendo dal controllo e dalla prevenzione Tra le priorità su cui l’amministrazione Regionale ha insistito per evitare il proliferare dei fenomeni di randagismo, ci sono l’identificazione del cane attraverso il microchip di identificazione e la sterilizzazione.

L’iscrizione degli animali nell’anagrafe è obbligatoria per legge ed è il primo passo per proteggere gli animali dall’abbandono, oltre ad essere fondamentale in caso di smarrimento. A tal riguardo la Regione Abruzzo, già dal 2000, si è messa in moto per attivare un sistema informatizzato di anagrafe canina, oggi chiamato SIVRA – sistema informativo veterinario della Regione Abruzzo – e dotare le singole Aziende Sanitarie Locali ed i veterinari liberi professionisti riconosciuti, di hardware, software, microchips e lettori per il tracciamento dei cani. A questo si aggiunga tutta l’attività propagandistica svolta dalle Associazioni Protezionistiche attraverso giornate di sensibilizzazione rivolte ai proprietari dei cani ad inserire microchip, offrendo anche l’applicazione gratuita da parte di medici veterinari disponibili.

Agire preventivamente attraverso la sterilizzazione dei randagi è l’altro strumento fondamentale per il controllo delle nascite, perché significa fermare il fenomeno di quanti senza scrupoli abbandonano o uccidono le cucciolate indesiderate e significherebbe, altresì, contribuire allo svuotamento dei canili.

Dai dati fornitici nella Relazione, le ASL regionali sono intervenute sterilizzando complessivamente 1.701 cani nel 2020, dato, quest’ultimo, in via di miglioramento ma che sembrarisentire del sovraccarico di attività in capo ai medici veterinari delle ASL.

Risorse pubbliche e randagismo. La coperta rimane troppo corta. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, nell’arco di dieci anni, dal 2005 al 2015, i fondi per la lotta al randagismo e la copertura finanziaria delle attività previste dalla Legge 281/91 sono andati progressivamente riducendosi dai 4 milioni di euro agli attuali 300mila. Per quanto riguarda l’Abruzzo nel corso del 2020, il Ministero della Salute ha assegnato la somma di 82.664,26 euro che viene impegnata per essere destinata all’attuazione del Piano Regionale di Prevenzione del randagismo, ma anche per il pagamento degli indennizzi per gli allevatori regionali che hanno subito danni al patrimonio zootecnico e, ancora, in favore dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali regionali, finalizzata alle sterilizzazioni. A causa della vigorosa contrazione dei fondi ministeriali destinati al randagismo, la Regione si è dovuta fare carico di individuare all’interno del proprio bilancio un fondo pari a 24.375,81 euro da destinare alla Associazione Protezionistica che gestisce il Numero Verde Regionale e questo al fine di non interrompere un servizio che, dati alla mano, risulta rilevante per la comunità abruzzese.

Nella Relazione si legge: “…l’attività ha risentito della forte riduzione dei finanziamenti statali all’intero sistema di cui alla legge n.281/91 e la scarsità di fondi e/o la loro disponibilità effettiva non potrà consentire alla nostra Regione ed ai Servizi delle ASL una efficace lotta al fenomeno nei modi e nei termini necessari a contenere il fenomeno.”

Insistere sulla peculiarità del rapporto tra uomo e animale come valore culturale

Il randagismo non è un fenomeno invincibile se si decide di investire nella cultura del possesso responsabile, poiché avere un animale non è mai un obbligo ma sempre una scelta.  Purtroppo, invece, una delle sue principali cause è la serie di errori umani commessi nella gestione degli animali, che poi finiscono per essere abbandonati. E l’abbandono degli animali, non è solo un reato, ma anche una condanna a morte per i malcapitati: destabilizzazione psicologica, perdita di sicurezza, stress, ansia, depressione, atteggiamenti nevrotici, rifiuto del cibo, autolesionismo, panico, terrore. Queste sono le sensazioni che prova un animale abbandonato, esiste un anima e viene ferita. Esiste un senso di colpa che, probabilmente, vi accompagnerà per tutta la vita. Che a ben guardare, sia che siamo proprietari o che non lo siamo, il costo dei randagi è sopportato comunque da tutti noi, dalla collettività intera: per un cane abbandonato e preso in carico, servonodai 500 ai 1.000 euro l’anno che lievitano notevolmente se moltiplicati per i sette anni di permanenza media di un cane in canile in assenza di adozione. Il randagismo, dunque, è un fenomeno costosissimo anche in termini ecologici, sociali ed economici.

Carolina Mincone

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