Lettera aperta di LUCIO MATRICCIANI sulle ultime settimane di dibattito legato alla fusione con PESCARA e MONTESILVANO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Nelle ultime settimane è tornata al centro del dibattito regionale la questione della fusione tra i Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore con interventi – spesso contraddittori e connotati da scarso approfondimento – di diversi protagonisti della politica abruzzese.

Ripercorrendo brevemente la vicenda amministrativa che ha portato alla scelta di costituire un nuovo Ente, derivante dalla soppressione e conseguente fusione dei Comuni suddetti, ricordo che, a seguito del referendum consultivo regionale proclamato con decreto del Presidente della Giunta Regionale nr. 34/2014, è stata promulgata la L.R. nr. 13/2023 che ha disciplinato il processo di istituzione del nuovo Comune di “Pescara”, attraverso l’ottimizzazione e l’implementazione del processo di fusione dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore.

Al fine di conseguire il risultato dell’istituzione del nuovo Comune di “Pescara” a decorrere dal 1° gennaio 2027, la suddetta L.R. nr. 13/2023 ha dettato uno stringente cronoprogramma incentrato sulla progressiva associazione di singole funzioni e di specifici servizi, attraverso una modalità squisitamente burocratica, non scaturente da alcuno studio di fattibilità propedeutico e di natura programmatoria.

In sostanza la normativa regionale ha previsto l’obbligo di procedere, con scadenze rigide e sganciate da qualsiasi approccio metodologico, senza che questo accorpamento programmato sia stato preceduto da un complessivo studio di fattibilità e da una pianificazione tecnico-economica che abbia individuato – tra l’altro – eventuali vantaggi e criticità del processo di fusione.

La normativa regionale, inoltre, non tiene minimamente in considerazione altri aspetti essenziali e ostativi rispetto alla possibilità di gestione associata di funzioni e servizi, risultando slegata completamente dalla realtà e rappresentando esclusivamente un coacervo di adempimenti, in parte inattuabili in parte inutili e gravosi per le comunità territoriali rappresentate. Manca qualsiasi valutazione concreta e reale sul rapporto costi/benefici derivante da un’eventuale fusione, determinando l’impossibilità di dettare un cronoprogramma del processo di fusione basato su dati reali e verificati.

Nonostante il senso di responsabilità che ci accompagna e ci ha sin qui accompagnato nella gestione di questo processo, le difficoltà e le problematiche emerse, sia di natura politica, ma soprattutto di carattere tecnico/amministrativo sono tali da determinare continui affaticamenti da parte degli uffici che si trovano nella concreta impossibilità di fronteggiare questioni mai veramente dipanate e che – alla luce dei fatti – non risultano veramente gestibili.

Invito, pertanto, chi afferma che il processo di fusione possa essere “risolto” in sei mesi, come riportato dagli organi di stampa, a maturare una riflessione seria e ponderata prima di formulare dichiarazioni completamente slegate dalla realtà e frutto – evidentemente – di una scarsa conoscenza dei processi.

Chiedo, infatti, quale possa essere la sorte in sei mesi delle numerose società partecipate dei Comuni coinvolti e di tutti i lavoratori che vi sono impiegati, quale la soluzione per la revisione degli Ambiti Distrettuali Sociali (di competenza della Regione), quale la ristrutturazione dell’intero apparato organizzativo del nuovo Comune, quale la soluzione per uniformare le gestioni dei servizi e la rideterminazione dell’imposizione tributaria. Si potrebbe continuare all’infinito nell’evidenziare criticità che affliggono questo processo, inopinatamente avviato nel lontano 2014, su presupposti probabilmente già all’epoca errati e che oggi appare più che mai anacronistico e invecchiato, privo di dimostrati benefici per la popolazione e voluto solo ed esclusivamente da chi se ne fa portatore come vessillo di identità politica personale.

Per tutte queste ragioni e per evitare che la realizzazione di questo progetto fumoso e velleitario porti ad uno stillicidio amministrativo che sta penalizzando i nostri territori ritengo che debba essere interrotto quanto prima, per consentire scelte più appropriate e funzionali ad una adeguata gestione dell’area metropolitana diventata ormai una realtà.

Intendo sollecitare l’avvio di una nuova fase amministrativa che – presa consapevolezza del fallimento del progetto di fusione – attraverso atti concreti di impegno istituzionale porti a ridefinire un processo che, dopo quasi 12 anni di travaglio, si è rivelato essere fallimentare.

Voglio, dunque, sollecitare un pronunciamento del Consiglio comunale di Spoltore, cui spero seguiranno quelli di Pescara e Montesilvano, che richieda ufficialmente e formalmente l’annullamento del progetto di fusione.

È mia intenzione anche sollecitare nuovamente il pronunciamento della cittadinanza sulla questione, per comprendere il reale sentire della popolazione in un quadro sociale, economico, culturale ormai completamente mutato dal lontano 2014.

 

Il presidente  del consiglio comunale LUCIO MATRICCIANI

 

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