L’OMICIDIO D’ALFONSO DAL GIUDICE
Era il ‘75 quattro BR alla sbarra

Probabilmente neanche Renato Curcio seppe come andarono davvero i fatti della cascina Spiotta dove venne liberato l’industriale Vallarino Gancia e nel conflitto a fuoco che ne seguì fra brigatisti rossi e carabinieri morì sua moglie Margherita Cagol. Eppure quel sequestro di persona a scopo di estorsione, durato neppure 24 ore dal 4 al 5 giugno 1975, lo decisero lui, la consorte e Mario Moretti. L’ex capo delle Brigate Rosse chiede di conoscere la verità sull’uccisione di Mara (freddata forse dopo essere stata ferita), ma intanto è imputato a Torino perché si è riaperto il caso grazie alla tenacia di Bruno D’Alfonso, il figlio di Giovanni quel carabiniere pennese che peri’ nello scontro a fuoco contro la Cagol e un altro bierre che fuggi’.

Si saprà il 26 settembre cosa deciderà la giudice della udienza preliminare, la dottoressa Ombretta Vanini, sulla richiesta di processo avanzata dalla procura della Repubblica di Torino. Un mare di intercettazioni disposto, e contestatissimo dalla difesa di Lauro Azzolini, individuato come il terrorista che scappò e che per la stessa accusa di concorso in omicidio era stato assolto nel 1987, ma il fascicolo è andato disperso ad Alessandria per l’alluvione del ‘94. Potrebbe accadere che i quattro imputati (c’è anche Zuffada oltre a Moretti ed Azzolini) chiedano il rito abbreviato sulla base delle carte in mano all’accusa. Sarebbe in ballo anche la sede giudiziaria di Torino: per loro il giudice naturale è quello di Alessandria (i fatti si verificarono ad Acqui Terme).

Evitare il dibattimento pubblico in Corte d’Assise consentirebbe ai Br di non rischiare di scoprirsi su una vicenda volutamente rimasta nell’ombra proprio perché Curcio non pare conoscerla fino in fondo. Chi c’era lì con la moglie?Enrico Fenzi brigatista pentito ha riferito nel 2017 alla commissione Moro ed agli autori del libro L’invisibile che l’odio del nucleo storico per Moretti si radicava proprio nel sequestro Gancia: sarebbe stato proprio lui a scappare nella boscaglia. C’è un uomo a Mestre che per conto del Sid in quei giorni, mesi ed anni si finse brigatista e che permise l’arresto di importanti dirigenti fra i quali Curcio e Semeria. Quel Leonio Bozzato scoperto proprio dal libro L’invisibile: è ancora vivo e con la memoria a rate. Era Andrea per le Br, Frillo per il servizio segreto cioè lo Stato. Fenzi su Moretti sentito dagli inquirenti torinesi ha ritrattato. Il caso Gancia dunque torna in un tribunale.

L’unico a pagare fu Massimo Maraschi condannato a 24 anni di reclusione: doveva essere uno dei carcerieri dell’industriale, ma venne arrestato il giorno stesso del sequestro dai carabinieri di Canelli. I quattro imputati (Azzolini si dissociò dalla lotta armata ma ha vissuto 26 anni in una cella) hanno tutti scontato moltissimi anni di carcere. Moretti con sei ergastoli è addirittura ancora semi detenuto (a Brescia) dal 1981 quando venne arrestato con Fenzi. È soprattutto un processo alla Storia: nessuno vista l’età appare destinato a rientrare in un penitenziario e ben difficilmente condannato all’ergastolo. Ma ora per i brigatisti il rischio della condanna è uno solo: il risarcimento alla parte civile, la famiglia D’Alfonso.

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