Due recenti casi di violenza domestica, che hanno visto come accusate due donne, stanno scuotendo la comunità di Lanciano e riaccendendo un dibattito cruciale: la violenza non ha genere, ma radici in dinamiche relazionali patologiche. A sollevare la questione è Antonella Baiocchi, psicoterapeuta esperta in criminologia e direttrice del CUDAV (Centro Uomini e Donne Autori di Violenza) con sede a San Benedetto del Tronto.
I riflettori sono puntati su una sessantaquattrenne a processo per aver aggredito madre e fratello e su una trentaseienne accusata di maltrattamenti verso la figlia undicenne. Questi episodi, spiega Baiocchi, “riportano alla luce un problema sistemico che il nostro Paese fatica ad affrontare”. Una tesi supportata da dati scientifici: studi recenti indicano che il 42% delle violenze domestiche è bidirezionale (Straus & Ramirez, 2022), le donne rappresentano il 20-30% degli autori di maltrattamenti (ISTAT, 2023) e sono autrici del 28% degli omicidi familiari (Rapporto EURES, 2022).
L’approccio unidirezionale dominante in Italia, focalizzato quasi esclusivamente sulla violenza maschile, sta generando un doppio danno. Da un lato, gli uomini autori di violenza non hanno accesso ai Centri Anti Violenza, mancano di fondi pubblici e le loro denunce vengono sottovalutate. Dall’altro, le donne maltrattanti non trovano percorsi pubblici di riabilitazione, con il Decreto Ministeriale 2025 che istituisce solo Centri per Uomini Autori di Violenza (CUAV), perpetuando lo stereotipo della “donna incapace di violenza” e ostacolando la prevenzione.
Per colmare questa lacuna, nel 2023 è nato il CUDAV, il primo centro italiano che offre percorsi rieducativi a uomini, donne e persone LGBTQQIA+ basati su protocolli scientifici. Il CUDAV si distingue per il suo approccio clinico e non ideologico, superando la logica di genere e fornendo consulenze anche online per raggiungere l’intero territorio nazionale.
“La violenza si combatte con la scienza, non con i pregiudizi”, afferma Baiocchi, auspicando che le Istituzioni rivedano il Decreto per includere tutti gli autori di violenza, finanzino centri rieducativi gender-neutral e formino operatori su dinamiche relazionali reali. Un appello che sottolinea l’urgenza di un cambiamento di prospettiva per affrontare in modo efficace e inclusivo un fenomeno complesso come la violenza.















