Dissonanza cognitiva e Teoria del confronto sociale nella gestione degli habitat naturali e della fauna

Nell’era dell’intelligenza artificiale, in cui il confronto sociale si sviluppa sempre più lungo una linea virtuale priva di reale contatto umano verticale, dovremmo chiederci fino a quando potremo continuare a vivere al riparo dalle critiche esterne. Critiche che, quando non sono viziate da pregiudizi o falsità, rappresentano il sale della democrazia.

È oggi sempre più difficile, a un solo anno dal fatidico 2026, indicato dal rapporto del MIT del 1972 come il “limite dello sviluppo”, esprimere apertamente il proprio pensiero, libero da condizionamenti e dal timore di entrare in contrasto con il pensiero dominante.

Ho trascorso la mia, forse inutile, esistenza tentando di avviare azioni, o almeno cercando di farlo,  finalizzate alla tutela di ogni essere vivente: una farfalla o un coleottero, un piccolo arbusto o un albero monumentale, un orbettino o un cervo. Ogni tassello degli ecosistemi naturali merita protezione, nel tentativo di allontanare quanto più possibile l’incubo dell’estinzione delle specie e dell’impatto antropico sulla biodiversità.

La recente scomparsa, nella prima settimana di maggio 2025, di due cuccioli di orso bruno marsicano a Scanno, annegati in una vasca per la raccolta dell’acqua di un impianto sciistico non operativo, ha scosso profondamente cittadini, istituzioni, associazioni e biologi. Ancora una volta ci si trova di fronte all’ennesima “trappola” artificiale, letale per la fauna. La popolazione dell’orso marsicano, una delle più affascinanti e rare dell’Appennino centrale, resta tragicamente in bilico tra sopravvivenza ed estinzione, senza mostrare segnali di reale di ripresa.

Dal 1923, anno dell’istituzione del primo Parco nazionale d’Abruzzo, al 1970, almeno 60 orsi sono stati uccisi. Dal 1970 ad oggi — come sottolinea il WWF — la situazione non sembra essere migliorata: in media, ogni anno vengono rinvenuti tre orsi morti. In totale, almeno 124 esemplari persi negli ultimi 50 anni, in gran parte per cause riconducibili all’attività umana. Una cifra che equivale, probabilmente, al doppio dell’attuale popolazione esistente.

Di fronte a una tale difficoltà nella gestione di una popolazione tanto minacciata, emerge con forza la necessità di riflettere non solo sugli strumenti operativi, ma anche sugli aspetti cognitivi e psicologici che condizionano la gestione del bene comune.

Una menzione a parte meritano le reazioni di numerose associazioni e cittadini che, attraverso il web, hanno espresso dissenso per quella che appare come l’ennesima “morte annunciata” dei cuccioli. Leon Festinger, nel 1964, si occupò anche di percezione visiva, archeologia e storia, contribuendo a superare il modello meccanicistico “stimolo-risposta” che dominava la psicologia comportamentista. La sua eredità teorica è importante anche per comprendere il comportamento umano in contesti di vita reale: celebre il suo infiltrarsi in una setta apocalittica per studiare gli effetti psicologici del fallimento di una profezia. È noto, inoltre, per la teoria dell’Effetto di prossimità nelle reti sociali.

Dopo almeno sette casi documentati di annegamento di orsi in vasche simili negli ultimi anni, è giunto il momento di superare la semplice analisi dell’accaduto per attuare interventi concreti e definitivi.

La difficoltà a cambiare una decisione passata, anche alla luce di nuovi dati, rientra in una dinamica psicologica nota come dissonanza cognitiva: un conflitto interno generato quando si prende atto che una decisione precedente non è più coerente con i valori o le informazioni attuali. In Italia ci sono 265 comprensori sciistici dismessi con vasche simili a quella di Colle Rotondo di Scanno (dati Legambiente), oltre a migliaia di canali, cisterne, pozzi e invasi non protetti, che ogni anno causano la morte per annegamento di migliaia di animali selvatici (caprioli, tassi, volpi) e domestici (cani, bovini, cavalli). Eppure, di fronte all’evidenza, si fatica ancora a intervenire. Perché? Forse perché una nuova decisione strutturale verrebbe vissuta come un’ammissione di colpa o fallimento delle scelte passate, quando si costruirono veri e propri dispositivi di morte per la fauna.

Decisione passata: “Ho fatto bene a scegliere quella soluzione.”

Nuova informazione: “Quella scelta oggi si rivela errata.”

Dissonanza: “Se cambio idea ora, significa che ho sbagliato allora?”

Il concetto di dissonanza cognitiva, sviluppato da Festinger nel 1957, descrive proprio questo disagio. Il conflitto tra idee, valori e comportamenti in contrasto genera tensione psicologica, che può manifestarsi in blocchi decisionali, rimuginio continuo, ansia e resistenza al cambiamento. Inoltre, si teme il confronto con le parti sociali, come se la fauna selvatica non appartenesse più al patrimonio indisponibile dello Stato, da tutelare nell’interesse collettivo. Eppure, il principio della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, è oggi sancito dall’articolo 9 della Costituzione italiana.

Poveri orsi.

 Fernando Di Fabrizio

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