Dialogo tra Arte e Desiderio: Annalisa Piermattei incontra Vitaldo Conte tra Rosa Rossa e “Arte Ultima” – Festival della lettera d’Amore XXV edizione

di Annalisa Piermattei 

Domani 7 agosto 2025, alle ore 20,30 nel Palazzo Valignani a Torrevecchia Teatina inaugureremo la Mostra di Vitaldo Conte da me curata: “Lettera d’Amore fra letteratura e Corpo d’Arte”.

Il Festival giunto alla XXV edizione è organizzato dal prof. Massimo Pamio e dalla moglie Pina, ideatori anche del Museo della lettera d’Amore, unico in Italia! Cinque serate, dal 5 al 9 agosto per riflettere sul significato dell’Amore e delle sue molteplici sfaccettature, del bisogno d’amore che si riscontra in una società sempre più incapace di provare emozioni!

nella serata del 9 agosto ci sarà il Premio Federico Valignani che condurrò con la prof.ssa Barbara Verì, istituito per onorare persone illustri che si sono distinte nei vari campi della scienza, della cultura, dell’industria, della società. Un Festival per incontrarsi, confrontarsi, emozionarsi attraverso il più nobile dei sentimenti: l’Amore!

Ed è proprio l’Amore che Vitaldo Conte, artista e teorico tra i più autorevoli del post-futurismo, vive in modo del tutto personale che tenterò di trascrivere in questa sorta di intervista visionaria focalizzata soprattutto sulla rosa rossa icona sensuale, mistica e artistica…

Nel panorama contemporaneo dove arte e pensiero si rincorrono tra simboli e azioni, incontrare Vitaldo Conte significa addentrarsi in un universo poetico e sensuale, dove il corpo dell’opera si fa rito e la rosa rossa ne diventa totem, desiderio e fuoco. Ha portato la sua arte performativa in molti luoghi, Roma, Parigi, Catania, Brindisi lì dove la rosa viene esposta, tatuata, donata, bruciata! 

Un linguaggio che si muove attraversando spazi reali e simbolici, dove l’artista, teorico e docente all’Accademia di Belle Arti di Roma, diventa autore di una scrittura che egli stesso definisce text désir, scrittura come corpo del desiderio.  «La rosa rossa è il mio segno poetico, la mia icona del desiderio – mi racconta – ma è anche metafora del corpo, della passione, dell’offerta erotico-artistica. È il fiore che fiorisce sul limite tra spiritualità e sensualità, tra memoria personale e rituale collettivo».

 Un pensiero che si traduce in “Arte Ultima”, concetto elaborato da Conte per definire una forma di creazione che non è solo estetica, ma esistenziale, viva, performativa. «L’arte non rappresenta, ma diviene. La rosa non è solo un oggetto da guardare, è un gesto, un respiro, un incontro con l’altro.» 

Nel suo percorso, la rosa è scrittura viva, compagna di un desiderio nomade che si muove da un corpo all’altro, da un luogo all’altro, attraversando città e storie.  «Ogni performance è un’offerta, un attraversamento. La rosa accompagna questi passaggi, è oggetto alchemico, rito laico, segno d’amore estremo e, come nella Mistica dei Fedeli d’Amore di d’Annunzio,  è anche l’altro, l’atteso, il doppio.» 

Ed è proprio in questa continua oscillazione tra misticismo e sensualità, parola e carne, gesto e scrittura, che si manifesta la forza trasformativa della sua opera. Nel dialogo con Conte, emerge una visione in cui la rosa non è mai statica: è corpo scrivente, ferita e cura, voce e silenzio. È protagonista di eventi, mostre e azioni poetiche dove Arte e Vita si fondono, si contaminano, si amplificano.  Vitaldo Conte, con il suo linguaggio verbo-visivo, ci insegna che l’arte non si contempla, si attraversa, e in questo attraversamento, la rosa rossa ci accompagna, come simbolo ardente di una creazione che è passione, sacralità, desiderio in movimento e abbanDono: si, abbandono, perché per seminare concetti d’amore bisogna saper abbandonare nel suo duplice significato di abbandono / dono a chi è capace a sua volta di abbanDonare lungo strade fisiche e metafisiche!

Domani saremo al Museo della Lettera d’Amore dove inaugureremo una mostra fuori dal comune!

 

 

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