COVID 19, IL PREZIOSO LAVORO DELLO PSICOLOGO NELLA FASE2
Attenzione, però, nel campo della professione si annidano profili abusivi: cittadini in guardia

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – L’emergenza sanitaria Covid 19 ha riposizionato il Counselling Psicologico al centro degli interventi sanitari. Non solo il corpo ferito, dunque. Anche la mente con tutto il suo ventaglio di risposte emotive chiede specifiche risposte dal Sistema Sanitario.

L’impatto psicologico della pandemia ha riguardato – e tuttora riguarda – due aspetti del nostro vivere: quello individuale per le persone direttamente colpite dal virus, i famigliari, gli operatori sanitari e quello comunitario, dove si riflettono immagini e sentimenti di un’angoscia collettiva.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha esortato i Governi ad affrontare con urgenza il problema, potenziando i servizi di prevenzione e assistenza. Ciò in virtù del fatto che la preoccupazione per la crisi economica e la perdita del lavoro sono fattori di rischio per l’incremento di stati d’ansia, depressione, disturbi psichiatrici, comportamenti aggressivi.

Già dagli inizi dell’emergenza società scientifiche, associazioni, Regioni coadiuvati dalla Protezione Civile hanno attivato linee telefoniche di ascolto e spazi di supporto psicologico per cittadini ed operatori sanitari. Inoltre, dal 27 aprile è operativo il numero verde 800.833833 del Ministero della Salute attivo su tutto il territorio nazionale.

Non vi sono dubbi sul fatto che la straordinarietà della pandemia abbia riportato al centro del dibattito pubblico il valore della Psicologia come scienza di cui giovarsi per la presa in carico del malessere emotivo diffuso e per riprogettare nuovi modelli socio economici che tengano conto del benessere collettivo.

A tal proposito Istituto Superiore di Sanità ha elaborato un programma di prevenzione dei disturbi psicologici che non si circoscrive ai classici interventi di assistenza psichiatrica. I vari Centri di Salute Mentale disseminati sul tutto il territorio nazionale sono stati disposti a erogare servizi volti all’ascolto e alla prevenzione dei fenomeni ansiosi, depressivi e traumatici implicati nella seconda fase di gestione dell’emergenza COVID 19. Lo Stesso Ordine Nazionale degli Psicologi ha approvato all’unanimità un documento di analisi e proposta sul ruolo della professione dello Psicologo in questa fase emergenziale promuovendo iniziative capillarizzate di ascolto volontario dei cittadini.

Che in questo momento storico il ruolo dello Psicologo sia ineludibile per il benessere collettivo lo dimostra anche la Presidenza del Consiglio dei ministri che ha incluso rappresentanti di questa professione nella Task Force per la stesura degli indirizzi di gestione della “fase 2” e di quelle successive. S’intravede un altro passo verso l’allentamento del pregiudizio secondo cui l’accesso ai servizi di psicologia sarebbe ascrivibile al trattamento della “follia”.

In questo clima sociale migliaia di cittadini si gioveranno anche dell’intervento degli Psicologi di libera professione che offrono una varietà di servizi di sostegno psicologico e sviluppo della resilienza. Un’offerta che talvolta giunge anche da associazioni d’intervento Psicosociale dove tra servizi integrati di tipo medico, infermieristico, pedagogico, riabilitativo si aggiunge il prezioso lavoro dello Psicologo.

Se da una parte l’emergenza Covid 19 sta suscitando risposte adeguate ai bisogni individuali e sociali, dall’altra occorre vigilare sul rovescio della medaglia: quella delle truffe.

Uno sguardo poco attento, una mancata conoscenza dei criteri con cui selezionare le varie offerte, l’atteggiamento del “tutto e subito” lascia aperto il campo a veri e propri sedicenti esperti del settore. Così come talvolta accade per gli abusi alla professione medica e infermieristica – quando si finisce nelle mani di dannosi ciarlatani pronti a elargire cure al limite della stregoneria – anche nel campo della professione di Psicologo si annidano profili abusivi, la cui pericolosità non sembrerebbe riconoscibile a un primo approccio.

Come Altra Psicologia – associazione nazionale di promozione della figura dello Psicologico – ci poniamo l’intento di suscitare la cultura psicologica anche in termini di legalità e trasparenza. Pertanto riteniamo utile, ai fini della tutela dei diritti del cittadino, fornire ai lettori alcuni criteri per impedire che siano vittime di eventuali  truffe.

Il Counselling ed il Sostegno Psicologico sono atti tipici ed esclusivi dello Psicologo ai sensi della Legge N. 56 del 1989, al cui art. 1 è esplicitamente sancito che suddetta professione comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.

Recentemente il legislatore ha anche sancito – con la legge N.3 del 2018 – che le attività della professione psicologica hanno diretta attinenza e rilevanza per la tutela della salute dei cittadini.

Chiunque privo dell’Abilitazione all’esercizio della professione si improvvisi nella pratica degli atti tipici dello Psicologo commette il reato di abuso perseguito dall’art. 348 del Codice Penale.

Sovente l’esercizio abusivo della professione riguarda quei professionisti non psicologi, che operano utilizzando atti tipici di questa professione: come il medico che offre supporto psicologico senza un adeguato training formativo; i coaching o i counselor che sconfinano in interventi prettamente clinici o di relazione d’aiuto che implicano variabili intrapsichiche del tutto estranee al loro ruolo e di conseguenza dannose per la salute mentale dell’utente.

Altrettanta attenzione va posta per quei casi in cui persone prive di adeguata formazione – spesso identificate con etichette equivoche, fuorvianti e non riconosciute dalla comunità scientifica – compiono, nel privato, atti tipici dello Psicologo.

Anche chi solo si spaccia per Psicologo arrogandosi del suo titolo commette un abuso di titolo professionale, perseguito dall’art. 498 del Codice Penale (Della falsità personale) che rientra nella fattispecie dei delitti contro la fede pubblica.

Talvolta neppure l’appartenenza ad alcune associazioni di promozione sociale può essere garanzia di reale legalità professionale. Occorre sempre assicurarsi che chi vi opera e promuove la sua immagine attraverso di esse sia realmente uno Psicologo.

I cittadini che si rivolgono ad un professionista possono verificare direttamente se questi è regolarmente iscritto all’Albo degli Psicologi accedendo al portale nazionale dell’Ordine inserendo i suoi dati anagrafici in una specifica sezione dedicata. (https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi).

La ricerca può anche partire digitando i dati anagrafici nella sezione apposita dell’Ordine degli Psicologi regionale, nel nostro caso quello abruzzese. (https://www.ordinepsicologiabruzzo.it/ordine/iscritti-all-albo-degli-psicologi-della-regione-abruzzo.html).

Qualora si ravvisi l’inesistenza dei titoli necessari, occorre procedere con la segnalazione del caso all’Autorità Giudiziaria unitamente all’Ordine degli Psicologi regionale che si occupa di salvaguardare il diritto alla salute della cittadinanza.  Nella realtà dei fatti il corpo preposto a tali indagini sono i NAS, il nucleo antisofisticazioni e sanità dell’Arma dei Carabinieri.

L’Ordine degli Psicologi ha per norma il mandato di svolgere attività dirette ad impedire l’esercizio abusivo della professione e del titolo attraverso la denuncia alla Procura della Repubblica. La promozione della salute fisica e psicologica non possono mai prescindere da corrette metodologie d’intervento. In un tempo di preponderante diffusione di notizie distorte e di truffe, Altra Psicologia – in qualità di associazione di categoria – si pone al fianco del cittadino affinché possa esercitare appieno il suo diritto alla salute anche psicologica, in un clima di legalità e sicurezza.

ALTRAPSICOLOGIA ABRUZZO

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