Il maestro MAURIZIO: storia di ordinaria disabilità

Marzo 2023: a Maurizio Di Giampietro viene amputata la gamba destra. È l’unica opzione possibile se si vuole sconfiggere la cancrena e restare in vita. Marzo 2024: il ritorno, il nuovo inizio. Niente è come prima: non c’è più mamma Lina ad aspettarlo; non c’è più la cagnolina Layna a fargli le feste. Non c’è più la gamba destra a sostenerlo. Ci sono tante scale da scendere e salire: per uscire di casa, per andare al lavoro.  Maurizio vuole comunque continuare a fare il maestro, riprendere contatto con la quotidianità: fare la spesa, vedere gli amici, vivere il borgo in cui abita. Ha imparato a muoversi con la sua protesi, a manovrare il deambulatore.

Durante i lunghi giorni di fisioterapia gli hanno insegnato a gestire la sua diversità. Non è però preparato alle barriere architettoniche con le quali si scontra nei 400 m che separano la sua casa dalla scuola in cui lavora. In un primo periodo è stato supportato dall’Amministrazione comunale che ha fornito il trasporto. A Settembre però gli è stato comunicato che la sua richiesta non può più essere evasa.

Mosso da buona volontà e tanta forza d’animo, il maestro Maurizio esce comunque ogni mattina dalla sua casa; con protesi e stampella scende i 25 gradini che lo separano dal cortile; lascia la stampella, prende il rolletor parcheggiato accanto e procede seduto, a piccoli tratti, lungo vico Santa Chiara senza neanche l’aiuto di un corrimano. Arriva a corso Umberto I, si rialza in piedi e prosegue sempre appoggiato al prezioso mezzo.

 

 

Il tragitto potrebbe essere più breve e agile se fosse in funzione il montacarichi di fronte al vico con cui si potrebbe raggiungere l’ascensore che scende giù fino alla Circonvallazione, proprio di fronte al plesso Giansante e vicinissimo alla scuola Ritucci dove lavora il buon maestro. Peccato che il montacarichi non sia in funzione da ben 10 anni! E da qualche settimana anche l’ascensore è morto con buona pace degli anziani e delle mamme con bimbi e passeggino.

Al maestro Maurizio non resta quindi che proseguire il suo tragitto in roller fino al vallone, appoggiandosi alle antiche mura longobarde o alla ringhiera che balla sempre di più ogni giorno che passa. Arriva quindi a Porta Sant’Egidio e da lì finalmente giunge a scuola, sempre con la maglia zuppa di sudore.  Il collaboratore di turno lo assiste quindi nel necessario cambio d’abito. Sono infatti sempre pronti maglietta di ricambio e deodorante per tornare a essere presentabile dopo il faticoso percorso. Sorgono spontanee alcune domande:

  1. Perché il maestro Maurizio, amputato, con una disabilità importante, con cardiopatia ischemica e capacità di deambulazione sensibilmente ridotta non ha diritto ad essere assistito sul trasporto per i 400 metri che lo separano dal luogo di lavoro?

2. Perché non si mette in funzione il montacarichi che lo potrebbe fare arrivare all’ascensore?

3. Perché tempi tanto lunghi per risistemare l’ascensore?

4. Perché non mettere almeno un corrimano in vico Santa Chiara?

Le piogge autunnali sono arrivate, il gelo dell’inverno è prossimo. Protesi, roller e ombrello metterebbero a dura prova anche il più abile acrobata circense. E Maurizio è solo un maestro che vuole continuare a lavorare nella scuola vicino casa. 

 

Rita Barbuto

 

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